"A Renzi chiedo di convincere la comunità internazionale a rimuovere l'embargo sulle armi e di aiutarci a combattere per una Libia libera dagli estremisti. E' decisivo anche per l'Italia: se dovesse vincere l'Isis sarebbe a rischio la vostra sicurezza". Lo dice in un'intervista all'ANSA il capo delle forze armate libiche, generale Khalifa Haftar.
"Stiamo combattendo anche per voi e se dovessimo fallire il prossimo obiettivo dei terroristi sarebbe l'Italia", spiega nell'intervista all'ANSA il neo nominato capo delle forze armate del governo internazionalmente riconosciuto di Tobruk. "Siamo un popolo orgoglioso - prosegue - possiamo anche combattere questa guerra a mani nude, ma il Qatar, Turchia e il Sudan stanno aiutando gli estremisti, con armi e finanziamenti. Anche se siamo sicuri che siano pilotati da altre potenze straniere. E' importante che si sappia che voltata questa pagina ci ricorderemo molto bene chi ci è stato vicino e chi invece si è voltato dall'altra parte". "La Libia - sottolinea ancora Haftar - è un paese ricco di risorse e in base a quanto accadrà e a chi sosterrà il governo eletto democraticamente, decideremo noi con chi condividere questa ricchezza".
Onu-Ue non ci possono imporre unità nazionale - "L'Onu e l'Europa non ci possono obbligare a sederci al tavolo con terroristi ed estremisti". Lo afferma il generale libico Khalifa Haftar: secondo il comandante delle forze armate, esistono "un governo e un parlamento eletti democraticamente sotto l'egida e il controllo dell'Onu e riconosciuto ufficialmente dalla comunità internazionale" e, quindi, "formare un governo di unità come proposto dai mediatori equivarrebbe a rendere vano ogni tentativo di mantenere la Libia un paese democratico".
Con noi tornano vecchi accordi su immigrazione - "In Italia so che siete molto preoccupati per il fenomeno dell'immigrazione clandestina, che in questo momento non siamo in grado di controllare visto che gli estremisti utilizzano il traffico di essere umani per finanziarsi. Vorremmo che venissero rispettati e rinvigoriti i vecchi accordi ora in disuso, ma perché accada serve l'intervento rapido della comunità internazionale a sostegno del governo legittimo di Tobruk".