Ricominceranno oggi le operazioni di sgombero della parte sud della Giungla di Calais interrotte ieri a causa degli scontri tra polizia, attivisti no-border e migranti: lo riporta la Bbc online. Durante la notte la polizia in tenuta antisomma ha sparato gas lacrimogeni contro i migranti che lanciavano sassi contro le squadre di demolitori. Le autorità cercano di spostare i migranti in container di spedizione situati in un'altra zona della Giungla, ma molti si rifiutano, temendo che in questo modo siano costretti a chiedere asilo in Francia ed a dover rinunciare così al loro sogno di stabilirsi nel Regno Unito.
Gruppi di migranti sono riusciti intanto a sfondare un tratto della barriera al confine tra la Grecia e la Macedonia per cercare di entrare in Macedonia. La tensione è alta da questa mattina. I migranti sono stati respinti dalle autorità macedoni. Al grido di 'Aprite il confine', hanno lanciato sassi contro la polizia macedone che ha risposto con gas lacrimogeni.
Questa mattina qualche centinaia di migranti - circa 500 secondo la polizia - avevano oltrepassato il cordone di sicurezza formato dai poliziotti greci e avevano raggiunto il cancello usato per il traffico ferroviario tra i due Paesi. Circa 6.500 persone si trovano al confine sul territorio greco, alcune delle quali anche da otto giorni, con riserve molto limitate di acqua e cibo. Da parte loro, le autorità macedoni lasciano passere solo un numero molto limitato di migranti ogni giorno.
Almeno 30 persone, compresi un gran numero di bambini, sono rimaste ferite negli incidenti avvenuti oggi alla frontiera greco-macedone, dove centinaia di migranti esasperati dall'attesa hanno forzato e sfondato la recinzione metallica e di filo spinato entrando di forza in territorio macedone. La polizia macedone, secondo fonti giornalistiche locali, ha fatto uso di gas lacrimogeni e bombe assordanti, ma non ha effettuato alcun arresto. La situazione alla frontiera resta molto tesa, per la presenza di molte migliaia di migranti e profughi ammassati in territorio greco, e che vengono fatti passare con il contagocce a causa delle forti restrizioni a catena imposte da tutti i Paesi della rotta balcanica - Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia, Austria - che hanno deciso di consentire l'accesso di non più di 580 persone al giorno.
Nei giorni scorsi l'allarme della Grecia: tra i "50.000 e i 70.000" rischiano di rimanere bloccati nel Paese a marzo dopo la stretta agli ingressi decisa dai Paesi balcanici. "La Grecia - ha detto ministro delle politiche migratorie di Atene, Ioannis Mouzalas - non accetterà di diventare il Libano d'Europa e di trasformarsi in un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi".
E' intanto iniziato lo SGOMBERO DELLA GIUNGLA DI CALAIS