Un interrogatorio 'a domicilio' nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, che dal 2012 e' il suo claustrofobico rifugio, ha aperto oggi forse uno spiraglio sulla sorte di Julian Assange. Alimentando nei sostenitori la speranza d'una luce in fondo al tunnel della controversa indagine svedese sugli presunti sospetti di 'abusi sessuali' che da quattro anni negano la liberta' al fondatore di Wikileaks: nemico pubblico numero 1 degli Usa (e non solo) per le sue rivelazioni. Lo stallo di una lunga partita a scacchi giudiziaria si e' interrotto stamattina, con l'ingresso nella sede diplomatica della procuratrice capo di Stoccolma, Ingrid Isgren, per il via a un'audizione destinata a durare alcuni giorni. Il compromesso prevede che Isgren accetti di raccogliere la deposizione per bocca di un magistrato ecuadoriano, limitandosi a verbalizzare: soluzione in grado di metter fine alle recriminazioni incrociate fra la giustizia svedese, che accusava Assange di sottrarsi alle convocazioni; e 'l'accusato', che replicava dicendosi vittima di un'inchiesta "politicamente motivata" e disponibile a parlare si' con i pm, ma non a consegnarsi alla Svezia. A causa del timore che il Paese scandinavo lo potesse poi 'estradare' agli Usa, dove gli apparati di sicurezza e l'establishment non vedono l'ora di fargli pagare gli imbarazzanti segreti d'intelligence e diplomatici spiattellati sulla piazza mediatica da Wikileaks a colpi di dossier sottratti al controllo di vari Paesi.