"In Turchia, Sergio, ci è andato per me". Lo ha rivelato al Giornale di Brescia Marco Scalvinoni, 50 anni, amico di Sergio Zanotti, il bresciano sequestrato tra Siria e Turchia. "Conosco Sergio da diversi anni. Siamo amici da sempre, abbiamo attraversato vicissitudini finanziarie e giudiziarie insieme - dice il 50enne - abbiamo avuto entrambi bisogno di soldi. Io ne cercavo per poter ripartire, per rientrare nel giro del commercio di metalli ferrosi. Avevo bisogno di credenziali. Di una fideiussione. Lui mi disse che aveva contatti con finanziarie in Turchia - prosegue Scalvinoni nel suo racconto - che mi avrebbero aiutato e fornito quello di cui avevo bisogno. Lui si offriva di andarci, ma aveva a sua volta necessità di denaro. Gli feci un bonifico di 5.500 euro sulla sua carta di credito ricaricabile. Pochi giorni dopo partì. Nel periodo in Turchia mi chiese altri soldi, poi non l'ho più sentito".
Un cittadino italiano, Sergio Zanotti, originario di Brescia, è prigioniero di un gruppo armato non identificato in Siria da sette mesi, secondo quanto riferisce oggi il sito russo Newsfront, che mostra un video mentre l'ostaggio chiede l'intervento del governo italiano per evitare una sua "eventuale esecuzione". A quanto si apprende da fonti dell'Unità di crisi della Farnesina, le autorità italiane sono a conoscenza del video da diversi giorni e stanno seguendo il caso. Il sequestro è stato confermato da fonti investigative e di intelligence, contattate dall'ANSA.
"Un anno fa abbiamo ucciso un giornalista norvegese, il suo governo ha giocato con noi e non ha accettato le nostre richieste". Lo afferma 'Abu Jihad', la persona che ha diffuso il video dell'ostaggio italiano Sergio Zanotti, nella chat con un responsabile dell'agenzia russa NewsFront precedente alla pubblicazione del filmato. Nello scambio di messaggi, di cui l'ANSA ha preso visione, si fa riferimento al "giornalista norvegese" Ole Johan Grimsgaard-Ofstad, messo "in vendita" dall'Isis e poi ucciso nel novembre del 2015. Jihad nello scambio di messaggi che hanno preceduto la pubblicazione del filmato minaccia: Roma "agisca o nei prossimi giorni manderò un altro video (dell'italiano, ndr), senza testa". Ofstad, insieme all'ostaggio giapponese Fan Jinghui, venne messo "all'asta" dall'Isis con tanto di foto sulla rivista del gruppo, Dabiq. L'immagine era accompagnata dalla scritta "e' stato abbandonato dal suo governo, che non ha fatto del proprio meglio per comprare la sua liberta'". I due ostaggi vennero poi uccisi il 18 novembre del 2015. La "Norvegia non paga riscatti", era stata la risposta del governo di Oslo.
Nel video si vede l'uomo, con una lunga barba e vestito con una tunica bianca, in ginocchio all'aperto tra alcuni ulivi. Alle sue spalle un altro, vestito di nero e con il volto coperto, gli tiene puntato contro un fucile mitragliatore. In mano l'uomo inginocchiato tiene un cartello con una data, apparentemente il 15 novembre 2016. In un'altra foto postata dallo stesso sito il presunto ostaggio è in piedi, scalzo, e tiene in mano lo stesso cartello. Poco sotto viene mostrata la copia del passaporto, intestato a Sergio Zanotti, nato nel 1960 a Marone, in provincia di Brescia. "Mi chiamo Sergio Zanotti - dice l'uomo mentre è inginocchiato, parlando in italiano con un accento bresciano - e da sette mesi sono prigioniero qui in Siria. Prego il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una mia eventuale esecuzione".
Il video - secondo quanto accertato finora da investigatori italiani - gira sul web da circa una settimana e non sembra "univoco", dal momento che l'italiano, per quanto con la barba lunga, non appare nelle immagini particolarmente provato dai presunti sette mesi di prigionia. Gli investigatori, che stanno ricostruendo i movimenti dell'uomo, avrebbero accertato che effettivamente alcuni mesi fa Zanotti è partito dall'Italia per la Turchia, dove si sono perse le sue tracce.
"Da sei mesi sono in contatto con la Farnesina e mi è sempre stato detto di non parlare con nessuno della vicenda. Credo nel loro lavoro e spero che il padre delle mie figlie possa tornare a casa". Lo ha detto da Marone, nel Bresciano, Yolande Mainer, l'ex moglie del bresciano Sergio Zanotti, presunto ostaggio di un gruppo armato tra Siria e Turchia. "Non so perchè sia andato laggiù, ma lo conosco bene e penso lo abbia fatto per aiutare un amico" ha spiegato la donna.
"Pensavo peggio, pensavo fosse morto": così Yolande Mainer, l'ex moglie dell'imprenditore bresciano Sergio Zanotti, ha risposto ai giornalisti che le chiedevano da quando non avesse notizie del suo ex marito. "Non ci sentivamo da maggio, da quando era partito" ha detto la donna. "Ho visto il video, mi sono impressionata. Non era da lui. Mi hanno impressionato gli occhi". "Mi fido della Farnesina, sono sempre stata in contatto con loro. Lo cerchino ovunque" ha aggiunto