La Germania sotto choc per la strage di lunedì 19 dicembre, quando un camion si è schiantato contro un affollato mercato di Berlino e ha fatto 12 morti e diversi feriti. Tra le vittime dell'attacco anche una donna italiana, Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, di Sulmona.
Il killer che ha compiuto la strage è fuggito subito dopo: una fuga durata quattro giorni e che si è conclusa la mattina di venerdì 23 dicembre nel Milanese: Anis Amri, questo il nome dell'uomo ritenuto essere l'autore della strage, è stato ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni, durante un conflitto a fuoco. Durante un normale controllo stradale in piazza I Maggio ha estratto una pistola e sparato agli agenti di una volante che hanno risposto al fuoco uccidendolo.
"L'Italia ricorda Fabrizia Di Lorenzo, cittadina esemplare uccisa dai terroristi. Il Paese si unisce commosso al dolore della famiglia", scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dopo la conferma della morte della giovane italiana a Berlino.
"La notizia della identificazione di Fabrizia Di Lorenzo tra le vittime della strage di Berlino conferma i peggiori timori dei giorni scorsi. Il dolore per la sua morte è grande. Ancora una volta una nostra giovane connazionale rimane, all'estero, vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo. Esprimo ai genitori e al fratello di Fabrizia la solidarietà e la vicinanza di tutto il nostro Paese": lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
LA CRONACA DELL'ATTACCO
Anis Amri al volante di un tir lanciato sulla folla, a due passi dalla Chiesa del Ricordo, "si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia", ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. "Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia", ha aggiunto. Anche l'Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri che gli ha lanciato un appello: "Lo invito a consegnarsi alla polizia".
Amri è stato filmato dalle autorità di sicurezza 8 ore dopo l'attentato di fronte all'associazione-moschea "Fussilet 33", nel quartiere di Moabit della capitale, perquisita dalla polizia. Lo rivela la tv pubblica Rbb sul suo sito, mostrando immagini di una telecamera. Il sito pubblica anche due altri fermo-immagine della telecamera che mostrano Amri di fronte alla moschea il 14 e il 15 dicembre. "La polizia berlinese non ha voluto commentare la notizia", scrive la Dpa che riporta l'indiscrezione di Rbb. Un recente rapporto del servizio segreto interno (Bfv) indicava l'associazione-moschea "Fussilet 33" come luogo d'incontro di estremisti islamici. "Durante le lezioni di islamismo che si tenevano lì sarebbero stati radicalizzati diversi musulmani - in maggioranza turchi e ceceni - per unirsi all'Isis nella guerra in Siria", ha concluso la Dpa.
"Speriamo di trovarlo presto - aveva detto la cancelliera Angela Merkel parlando dalla sede della polizia federale criminale a Berlino -. E' noto da molto tempo alle forze dell'ordine, abbiamo ristretto il perimetro delle ricerche. Cerchiamo un terrorista estremista islamista". "E' il compito più importante che abbiamo, dobbiamo concentrare il lavoro sui modi efficaci per arrestare l'attentatore. "Stiamo andando avanti con solerzia perché sappiamo che tutti sperano di avere novità presto", ha aggiunto.
L'attentato è stato rivendicato dall'Isis.
Anis Amri è stato 4 anni in carcere in Italia ed era considerato una persona molto violenta. Dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l'uomo ha successivamente lasciato l'Italia per la Germania.
Secondo fonti di polizia, citate dalla stampa tedesca e britannica, Anis, i cui documenti sono stati ritrovati sul tir della morte, si è impadronito del camion dopo una colluttazione con l'autista polacco del mezzo, Lukasz Urban, 37 anni, morto da eroe tentando di neutralizzare invano il killer. Anis, secondo la Sueddeutsche Zeitung, era arrivato in Italia nel 2012 ed ha poi raggiunto la Germania nel 2015. E' stato quindi "fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d'identità italiano a Friedrichshafen", località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato "almeno 12 nomi falsi" tra cui anche "un nome egiziano", secondo la tv N24.
Il tunisino, sospettato di essere l'autore dell'attacco al mercatino di Natale a Berlino, è da considerarsi "armato e pericoloso". E' quanto si sottolineava nel mandato di cattura dell'uomo che ha usato almeno "sei diversi nomi e tre diverse nazionalità". L'uomo era stato indagato dalle autorità del Nordreno-vestfalia per il sospetto di preparare un grave reato contro lo Stato: lo ha detto il ministro dell'Interno del Land Ralf Jaeger, in una conferenza a Duesseldorf.
Inoltre il Anis "era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg" dopo che "il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo": lo riporta lo Spiegel online sottolineando che "due giorni dopo era stato però rilasciato".
Il camion ha invaso un marciapiede nei pressi della Chiesa del Ricordo.
L'ultimo tweet di Fabrizia
https://t.co/6jx925LZMH "invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri!" @matteorenzi peccato presidente!
— Fräulein F (@Bizia) 5 dicembre 2016
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