"Nulla mi farà cambiare parere, sono il candidato alle elezioni presidenziali, candidato per vincere": lo ha detto Francois Fillon respingendo l'ipotesi di un piano B dopo le accuse sul Penelopegate. Rivolgendosi ai media a Parigi il trionfatore alle primarie della destra per la corsa all'Eliseo di primavera ha poi aggiunto: "Linciare, assassinare un candidato come avete fatto in questa settimana, pone un problema per la democrazia". Prima però ha fatto mea culpa. 'E' stato un errore, me ne rammarico profondamente e rivolgo le mie scuse ai francesi" per aver assunto moglie e figli. Il candidato della destra si è detto vittima di "attacchi di una violenza inaudita", una cosa a "mia conoscenza mai vista nella storia della Quinta repubblica Repubblica". "Tutti i fatti evocati sono legali e trasparenti, non ho mai violato la legge", ha detto il candidato dei Républicains, travolto dalle accuse sugli impieghi fittizi alla moglie, a tre mesi dalle elezioni presidenziali di primavera. "Il suo lavoro era indispensabile".
Intanto ieri davanti a oltre 3.500 militanti riuniti a Lione Marine Le Pen ha lanciato la sua scalata all'Eliseo, nel primo comizio elettorale in vista delle presidenziali del 23 aprile e del 7 maggio. "Questa è casa nostra", Trump e Brexit "hanno indicato la via". Dalla 'capitale dei Galli' - fondata dai Romani nel 47 A.C - la leader del Front National - condanna l'Europa, l'ultraliberismo, il fondamentalismo islamico. "Il risveglio dei popoli contro le oligarchie può diventare realtà", grida riferendosi all'uscita della Gran Bretagna dall'Ue e alle politiche di Trump.
Una prova di forza dai toni marcatamente nazionalistici - quasi "un copia incolla" del padre Jean-Marie, commentano in tv - in cui ha invocato il patriottismo come rimedio a una globalizzazione senza regole di cui si pone come unico baluardo. Arringando la folla di militanti in estasi - bandito il vessillo europeo tra le migliaia di tricolori bleu-blanc-rouge - Le Pen ha sfoderato tutto l'armamentario frontista. A cominciare dall'attacco, durissimo, a quella stessa Ue a cui appena pochi giorni fa si è rifiutata di rimborsare i 300 mila euro che avrebbe dovuto restituire all'Europarlamento per aver remunerato un'assistente che in realtà lavorava a Parigi, nonché, il suo bodyguard. "L'Ue è un fallimento", ha tuonato la leader d'estrema destra in corsa per la poltrona più importante di Francia. Se eletta, promette l'avvio di un negoziato di sei mesi con Bruxelles per recuperare quattro sovranità: monetaria - col ritorno a una "valuta nazionale" - legislativa, territoriale e di bilancio.
Ma se l'esito delle trattative non dovesse soddisfarla si schiererà risolutamente a favore del 'Frexit' dopo aver indetto un referendum sull'uscita del suo Paese dall'Ue. Dal palco del Palais des Congr+s, Le Pen ha anche promesso l'uscita dal comando integrato della Nato e di iscrivere nella costituzione una soglia minima del 2% per l'esercito."In cinque anni voglio rimettere la Francia in ordine", ha avvertito la capofila del patriottismo d'Oltralpe che propone "144 impegni presidenziali" per cambiare la République. Con lei all'Eliseo "leggi e valori saranno soltanto francesi".
Poi l'affondo contro "l'ultraliberismo economico e il fondamentalismo islamico", i "due totalitarismi che minacciano il nostro Paese". Stop all'immigrazione di massa, agli aiuti medici di Stato, abrogazione dello ius soli, precedenza ai francesi nell'accesso al lavoro sono tra i punti del suo programma. Ma Le Pen promette anche un bonus per le fasce più deboli bacchettando gli esperti che si interrogano su come finanziarlo.