Una forzatura giornalistica, un equivoco, una fuga in avanti, difficile capire da cosa abbia avuto origine la frase attribuita al presidente Emmanuel Macron sulla possibile creazione di hotspot francesi in Libia nell'estate, ma queste parole sono bastate a scatenare un incendio che l'Eliseo ha impiegato un'intera giornata a spegnere, provocando anche l'irritazione dell'Italia ed un chiarimento. L'incidente si è chiuso infatti a fine pomeriggio con una telefonata di Macron al premier Paolo Gentiloni, diventata occasione per fare il punto anche su altri temi caldi come la questione Fincantieri/STX Saint-Nazaire. E per puntualizzare anche, dopo le polemiche dei giorni scorsi, che la Francia "non ha voluto emarginare alcun partner europeo, in particolare l'Italia, nella gestione della crisi libica". Ma qualche puntino sulle i, a fine giornata, li ha voluti mettere anche la Commissione europea, che ci ha tenuto a sottolineare come l'ipotesi di trattare le richieste d'asilo nei Paesi terzi non sia proprio in agenda. Si lavora invece ad un nuovo schema di trasferimenti in Europa ('resettlement') di 40mila profughi da Libia e Paesi vicini, con un finanziamento dell'Ue da 40milioni. Ricostruendo il film della giornata, in cui Gentiloni ha richiamato di nuovo ad un "impegno comune" dell'Ue sui temi migratori, la 'bomba' Macron è esplosa intorno a mezzogiorno, quando i media francesi hanno rilanciato: "questa estate la Francia creerà degli hotspot in Libia" per esaminare la candidature dei richiedenti asilo, attribuendo l'affermazione al presidente, in visita ad un centro provvisorio d'accoglienza per richiedenti asilo a Orleans. Di fatto una dichiarazione molto simile a quelle a cui ci hanno ormai abituato i 'falchi' europei come il premier ungherese Viktor Orban, o il ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz, ma abbastanza improbabile per un leader come Macron, 'partner' della cancelliera Angela Merkel nel rilancio del progetto dell'Unione. E proprio perché così inaspettata, l'affermazione ha gelato molti anche alla Commissione europea, dove i portavoce, non sapendo che pesci prendere, nell'immediatezza hanno preferito 'non commentare', in attesa di sviluppi. Il premier Paolo Gentiloni ha subito reagito: "Noi abbiamo la nostra agenda che ci impegna su accoglienza, discussione con le ong, e a favorire la riconciliazione delle forze" in Libia. "Se poi c'è l'impegno di tutti i paesi dell'Unione, tutte le iniziative sono benvenute ma deve essere chiaro che i passi sono questi, le misure sono queste ed i problemi di stabilizzazione non si risolvono in modo diverso". E mentre il leghista Roberto Calderoli esultava ricordando che gli hotspot in Libia sono la soluzione predicata dal Carroccio da anni, il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha avvertito: "Non si può andare avanti con battute improvvisate. Ora anche la Francia. I campi là devono essere gestiti dalle organizzazioni internazionali come l'Unhcr". Tempo qualche ora, la responsabile francese per gli Affari europei Nathalie Loiseau è intervenuta per circoscrivere l'incendio, chiarendo che Macron parlava di centri realizzati in collaborazione Unhcr e Oim. Ovvero, quelli a cui sta lavorando l'Ue. E solo alle 17,30 è arrivata la "netta smentita" della Francia. Incidente definitivamente chiuso quando Gentiloni ha ricevuto una telefonata del presidente Macron. A cornice finale, e per fugare qualsiasi dubbio, anche un intervento ufficiale di Bruxelles, col responsabile alla Migrazione Dimitris Avramopoulos che ha sottolineato "Francia e Ue seguono un approccio comune sui migranti in Libia per evitare flussi spesso mortali nel Mediterraneo", ricordando come sia basato sul lavoro "con le autorità libiche, per migliorare la situazione dei migranti; assistere quelli irregolari bloccati che vogliono tornare nei loro Paesi; ed aprire strade legali verso l'Europa attraverso i reinsediamenti, per quanti necessitano la protezione internazionale". Intanto la linea diretta tra il presidente Juncker e Gentiloni resterà aperta durante tutto il periodo estivo, per far fronte assieme a qualsiasi nuova emergenza.