Ennesimo episodio dell'orrore in India. Una ragazzina di sedici anni, ricoverata nel reparto di terapia intensiva di una clinica privata, è stata violentata per un'intera notte da cinque uomini, mentre era in stato di incoscienza. È accaduto a Bareilly, una cittadina dell'Uttar Pradesh, 240 chilometri a sud della capitale dello stato. La giovanissima era stata accompagnata in clinica dai familiari per uno shock anafilattico che l'aveva quasi paralizzata dopo la puntura, molto probabilmente, di un serpente.
E solo dopo quattro giorni di isolamento quando è uscita dal reparto di terapia intensiva, dove si trovava da sola ed il cui accesso è limitato al personale sanitario, ha potuto raccontare l'incubo vissuto. In tutti i più atroci dettagli. Il Commissario di polizia che ha confermato la notizia ai giornalisti (correggendo anche le prime notizie che avevano indicato in 4 anni l'età della vittima), ha raccontato che, secondo la denuncia della giovanissima, uno dei violentatori sarebbe stato un inserviente dell'ospedale. Seguendo un copione già tristemente noto, alla violenza subita si è immediatamente aggiunta la violenza di chi mette in dubbio la denuncia della vittima: il quotidiano Hindustan Times scrive che i dirigenti della clinica hanno negato che l'unità di terapia intensiva possa essere stata teatro dell'orrore e che un dipendente sia tra gli stupratori. Secondo le dichiarazioni della clinica, quella notte, nel reparto sarebbero stati ricoverati altri pazienti, e vari assistenti avrebbero vegliato sulle loro condizioni.
L'episodio riapre l'agenda dell'orrore quotidiano di un'India in cui, a partire dal 2012 quando una studentessa universitaria di Delhi venne stuprata e torturata a morte da un branco, dopo avere accettato un passaggio notturno su un pulmino privato, si è fatta strada nella società civile la consapevolezza della gravità di una realtà, per anni tenuta nascosta. Ma dove, allo stesso tempo, non passa giorno senza stupri su ragazzine, bambine anche giovanissime, oltre che sulle donne. La catena della violenza sessuale in India non si interrompe. Mentre sui media tutti i giorni psicologi, sociologi, analisti, esponenti di spicco delle varie religioni si interrogano sulle ragioni del fenomeno, resta inutile persino l'inasprimento delle punizioni: la pena di morte, decisa lo scorso aprile dal governo, per chi venga giudicato colpevole di stupro ai danni di bambini sotto i dodici anni, o quando lo stupro porta alla morte della vittima e la condanna a vent'anni, se la vittima è adulta. La cronaca resta punteggiata di episodi efferati, come quello di oggi, che indignano l'India e il mondo intero