La Nigeria ha votato per scegliere quale settantenne guiderà il giovane gigante malato dell'Africa per i prossimi quattro anni: se il presidente uscente Muhammadu Buhari, che dice 'vincerò', o il milionario liberista Atiku Abubakar, che invece ha perso nel suo seggio sebbene i pronostici della vigilia dessero per probabile un testa a testa.
Causa ritardi nelle operazioni di voto, i risultati sono attesi nelle prossime ore. La tornata elettorale, indetta per rinnovare anche Camera e Senato e slittata di una settimana per problemi logistici, è stata funestata nel nord da almeno due attacchi dei terroristi islamici Boko Haram che avrebbero ucciso un soldato e ferito altri tre: attacchi tutto sommato falliti se si pensa che dal 2009 avrebbe causato più di 27 mila morti e 1,8 milioni di sfollati.
Sull'affluenza alle urne nelle zone dove i Boko Haram più attivi ha sicuramente pesato la loro minaccia di considerare il voto come "apostasia". I razzi sparati da Boko Haram sulla capitale del Borno, Maiduguri, dove ci sono state le vittime militari, hanno seminato paura proprio un'ora e mezza prima dell'apertura dei seggi. L'esercito ha dapprima cercato di coprire l'episodio attribuendosi la paternità delle esplosioni, definendole di "dissuasione", ma poi ha dovuto ammettere l'attacco. Ce n'è stato anche uno respinto da una postazione dell'esercito nella città del governatore dello Yobe.
Due episodi che hanno ricordato come la Nigeria sia il Paese dove per attacchi mirati muoiono più civili che in Yemen e Afghanistan: non solo a causa di terroristi ma anche delle mattanze fra pastori nomadi e agricoltori.
Alle urne erano chiamati 84 milioni di persone, meno della metà degli oltre 190 milioni di abitanti della Nigeria, il più popoloso stato d'Africa proiettato (secondo stime dell'Onu) ad averne circa 800 milioni a fine secolo.
Nonostante sia il paese africano con il Pil più alto e il massimo esportatore di petrolio del continente (12/o al mondo), la Nigeria ha anche più metà della popolazione che vive in povertà assoluta con meno di due dollari al giorno (91 milioni, più che in India). In 80 milioni non hanno l'elettricità. L'aspettativa di vita è di soli 53 anni, la disoccupazione è al 23% e il crollo del prezzo del petrolio ha mandato l'economia in recessione nel 2016.
E' in questo quadro che Buhari, appoggiato dagli strati popolari, ha previsto: "Mi congratulerò con me stesso. Sarò il vincitore". Alla guida della Nigeria negli anni Ottanta all'epoca delle dittature militari finite nel 1999, il presidente è riuscito solo in parte a vincere la guerra contro i Boko Haram e la sua branca legata all'Isis. La corruzione piazza il paese 144/o su 180 nella classifica di Transparency International.
A proporre un'alternativa, l'unica elettoralmente credibile in mezzo ad altri 70 candidati minori, è stato Abubakar peraltro dichiaratosi disposto ad accettare un'eventuale sconfitta: l'ex vicepresidente, con fortune economiche nel campo del petrolio e della logistica e con passate accuse di corruzione, propone nuove privatizzazioni (dopo quelle che non gli riuscirono in passato) e ha l'appoggio di classi medie e imprenditori.