E' morto a 95 anni Michel Bacos, il comandante francese del volo 139 dell'Air France dirottato nel 1976 ad Entebbe (Uganda) in un attentato del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). Lo ha annunciato su Twitter Dani Dayan, Console generale di Israele a New York, titolando "morte di un eroe".
Death of a hero: Michel Bacos, the captain of Air France flight 139 hijacked to Entebbe in 1976. He refused to leave the Jewish passengers behind and stayed with them until they were rescued by the IDF. He passed away in France at the age of 95. We salute you, Captain pic.twitter.com/5LHYVRMIkH
— Dani Dayan (@AmbDaniDayan) 27 marzo 2019
Bacos "si rifiutò - ha ricordato Dayan - di lasciare i passeggeri ebrei del volo" e restò con loro fino a quando furono salvati da una memorabile impresa di un commando dell'esercito israeliano guidato da Yonatan Netanyahu - fratello dell'attuale premier Benyamin Netanyahu - che restò ucciso. "Ti salutiamo capitano", ha scritto Dayan.
La storia comincia il 27 giugno del 1976, quando due palestinesi appartenenti al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP) e due tedeschi aderenti alla Banda Baader-Meinhof, si impadronirono, poco dopo il decollo ad Atene, del volo 139 dell'Air France proveniente da Tel Aviv con destinazione Parigi. A bordo 244 passeggeri e 12 persone di equipaggio. Al comandante dell'airbus A300 fu subito ordinato di dirigersi verso Bengasi in Libia dove l'aereo rimase a terra per sette ore durante le quali venne rifornito e fu rilasciata una donna. L'Airbus decollo' nuovamente, per dirigersi verso Entebbe, in Uganda. Il commando, infatti, si aspettava appoggi dal governo del dittatore ugandese Idi Amin che simpatizzava per la causa palestinese. Appoggi che, puntualmente, Amin offri', e l'aereo atterro' cosi' ad Entebbe alle 03:15 del 28 giugno. I dirottatori, ai quali si aggiunsero ben presto altri tre terroristi, chiese la liberazione di 40 palestinesi detenuti in Israele, oltre a quella di altri 13, che si trovavano nelle prigioni di Kenya, Francia, Svizzera e Germania. I responsabili del sequestro rilasciarono la maggior parte degli ostaggi, trattenendo nel terminal solo i cittadini israeliani e gli ebrei, che minacciavano di uccidere se le loro richieste non fossero state accolte. Il capitano del volo, Michel Bacos, insieme a tutto l'equipaggio del volo, chiese di restare con gli ostaggi rinchiusi nel vecchio terminal dell'aeroporto, costruito anni prima proprio da tecnici e maestranze israeliane. Israele rifiuto' subito di trattare con i terroristi e, dopo alcuni giorni, quattro aerei da trasporto C-130 Hercules atterrarono di notte ad Entebbe. Ne scesero oltre 100 soldati di Tsahal, in gran parte del reparto speciale 'Sayeret Matkal'. Insieme a loro sbarco' anche una Mercedes nera, affiancata da alcune Land Rover al seguito: tutto per simulare la visita di un alto ufficiale, o forse dello stesso Amin, per distrarre l'attenzione degli ugandesi e dei terroristi. Il finto corteo presidenziale riusci' ad arrivare al terminal ed entro' all'interno: in breve gli ostaggi furono liberati e i dirottatori uccisi. Tornando agli aerei, gli israeliani e gli ostaggi cominciarono ad essere bersagliati dai cecchini ugandesi, riavutisi dalla sorpresa: fu in quell'occasione che mori' il comandante del gruppo, Yoni Netanyahu, fratello del futuro leader del Likud e primo ministro Benjamin Netanyahu. Sistemati i cecchini, il commando distrusse i caccia ugandesi fermi sulla pista. Poi il decollo verso Tel Aviv: l'operazione 'Jonatahn' era durata circa 30 minuti. Degli ostaggi, ne morirono tre, il primo ucciso per errore dagli israeliani, gli altri due colpiti dagli ugandesi. Il colonnello Netanyahu fu l'unico soldato israeliano ucciso.