L'Italia vuole schivare, o quantomeno ridurre al minimo, l'impatto della nuova ondata di dazi americani verso l'Ue: è questo il principale dossier che fa da sfondo alla visita a Roma del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che oggi ha incontrato il presidente Sergio Mattarella ed il premier Giuseppe Conte, mentre domani vedrà Luigi Di Maio. Pompeo è sbarcato a Fiumicino alla vigilia di un pronunciamento del Wto molto temuto dalle cancellerie europee: l'entità delle compensazioni che gli Usa potranno chiedere all'Ue per gli aiuti a Airbus, giudicati illegali. Gira la cifra di 7 miliardi di euro, che gli americani potrebbero trasformare in tariffe aggiuntive ai prodotti europei. E l'Italia, che peraltro non fa parte del consorzio europeo dell'aviazione, rischia una mazzata per l'export del suo agroalimentare. Quanto il tema sia sensibile lo dimostra il fatto che è stato Mattarella a introdurlo nel suo colloquio con Pompeo. Un colloquio di mezz'ora, in un clima molto positivo, si osserva dal Quirinale. In cui il capo dello Stato, pur senza entrare nel merito delle questioni di cui deve occuparsi il governo, ha auspicato un dialogo per giungere ad un'intesa Usa-Ue. Anche Conte ha evocato i dazi con il ministro degli Esteri americano a Palazzo Chigi. Non prima di aver bloccato un'inviata delle Iene che aveva tentato, polemicamente, di consegnare a Pompeo una forma di Parmigiano. Il premier ha sottolineato che, nella misura in cui le due economie sono integrate, rispondere al dossier Airbus colpendo i prodotti agroalimentari italiani, che rappresentano la maggior parte dell'export negli Usa, sarebbe un duro colpo per il nostro paese, in un momento in cui si cerca di rilanciare l'economia. I dazi, allo stesso tempo, potrebbero provocare contraccolpi anche per il mercato americano, che del Made in Italy è innamorato. Da parte sua Pompeo ha chiarito di non essere direttamente responsabile del dossier, ma ha comunque assicurato di comprendere tali preoccupazioni. I dazi sono l'arma principale del protezionismo di Donald Trump. Non solo contro l'Europa, ma soprattutto nella guerra commerciale con la Cina. E i rapporti l'Italia e Pechino sono stati l'altro piatto forte dei colloqui romani di Pompeo. Perché Washington vuole scongiurare che Roma, dopo aver aderito alla Via della Seta, subisca l'influenza del principale concorrente americano, magari adottando anche le reti 5G del Dragone. In questa chiave, il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che Pompeo è venuto a "discutere l'importanza dell'unità transatlantica" con l'Italia, che gli Usa considerano un "partner chiave" della Nato. Ma per consolidare tale unità gli europei devo dare di più. Quindi anche Roma deve impegnarsi in "maggiori investimenti per la difesa, per essere preparati alle minacce che l'Alleanza fronteggia, incluse quelle da sud".Al centro dei colloqui in Vaticano, dove Pompeo incontrerà anche il segretario di Stato Pietro Parolin, di sicuro ci sarà il tema dell'immigrazione che tanto a cuore sta al Pontefice e che spesso ha visto Santa Sede ed amministrazione Trump su posizioni opposte. Prima di lasciare l'Italia per Pompeo ci sarà anche tempo per una tappa in Abruzzo, nel paese delle sue origini: Caramanico Terme, in provincia di Pescara, da dove emigrarono i suoi bisnonni.