La Procura per la Sicurezza dello Stato egiziana ha disposto 15 giorni di custodia cautelare in carcere anche per un terzo e più importante dirigente dell'ong per cui lavorava Patrick Zaki: Gasser Abdel Razek, fermato ieri dopo l'arresto di altri due colleghi.
La custodia cautelare di Razek, direttore esecutivo dell'"Iniziativa egiziana per i diritti personali" (Eipr), è stata resa nota oggi su Twitter dalla stessa ong per la quale Patrick, lo studente egiziano dell'università di Bologna in carcere da oltre dieci mesi in Egitto, è ricercatore in studi di genere. Razek era stato fermato ieri nella sua abitazione di Maadi, alla periferia est del Cairo, aveva precisato la sua ong in un tweet. Il fermo aveva seguito di un giorno l'arresto, avvenuto mercoledì, del direttore per la Giustizia criminale dell'Eipr (acronimo inglese di Egyptian initiative for personal rights) e quello, compiuto domenica, del direttore amministrativo, Mohamed Basheer. Ieri, subito dopo il fermo di Razek, l'ambasciatore d'Italia al Cairo, Giampaolo Cantini, insieme a numerosi capi missioni di altri Paesi non solo europei, aveva inviato una lettera al ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry per richiedere il rilascio dei dirigenti.
L'arresto di tre esponenti dell'organizzazione Egyptian initiative for personal rights (Eipr) in Egitto sono una "pessima" notizia, anche per Patrick George Zaki, lo studente dell'Università di Bologna in carcere in Egitto da oltre nove mesi. Così all'ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. "Come purtroppo era previsto - afferma Noury - anche Gasser come i due precedenti colleghi arrestati nei giorni scorsi viene iscritto in questa maxi inchiesta '855' per reati di terrorismo, diffusione di notizie false e altro ancora. Le accuse fotocopia che stanno raggiungendo tutti i dissidenti in Egitto naturalmente per Patrick sono una pessima notizia perché se i vertici dell'organizzazione con cui collaborava prima di trasferirsi in Italia per motivi di studio (la Eipr, ndr) vengono accusati di terrorismo è evidente che chiunque abbia avuto a che fare con quella organizzazione è perseguibile per gli stessi reati. Peraltro Patrick nel mandato di accusa quella incriminazione, per terrorismo, già ce l'ha". Per questo, prosegue Noury, "non siamo affatto sereni, né fiduciosi, per questa udienza del 21 novembre" sul caso di Zaki. "Ci sono segnali di un minimo movimento della diplomazia europea - sottolinea - inclusa anche quella italiana, nei confronti del Ministero degli Esteri egiziano per chiedere la scarcerazione dei tre di Eipr, ma rimane un'enorme preoccupazione per questa maxi inchiesta che rischia di inghiottire ogni forma di opposizione pacifica in Egitto".
Si tiene domani, davanti a una Corte d'assise del Cairo, la preannunciata udienza in cui verrà deciso se prolungare ulteriormente o meno la custodia cautelare in carcere per Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'università di Bologna in prigione da oltre dieci mesi con l'accusa di propaganda sovversiva su Facebook. Lo ha confermato all'ANSA una sua legale, Hoda Nasrallah, precisando che l'udienza si terrà di nuovo all'Istituto per sottufficiali di polizia di Tora, la zona del Cairo dove si trova il complesso carcerario in cui il giovane è detenuto dal 5 marzo, quasi un mese dopo il suo arresto. In questa fase delle indagini della Procura sul caso di Patrick, qualora ci fosse un rinnovo si tratterebbe di altri 45 giorni di reclusione. Il ricercatore in studi di genere dell' "Iniziativa egiziana per i diritti personali" (Eipr) e studente presso l'Alma Mater bolognese era stato arrestato in circostanze controverse il 7 febbraio e secondo Amnesty International rischia fino a 25 anni di carcere. La custodia cautelare in Egitto può durare due anni e, dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall'emergenza Covid, ora il caso è in quella dei prolungamenti di 45 giorni. Le accuse a carico di Patrick sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano dei fake ma che hanno configurato fra l'altro la diffusione di notizie false, l'incitamento alla protesta e l'istigazione alla violenza e ai crimini terroristici.
Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per il recente arresto dei tre esponenti dell'organizzazione Egyptian initiative for personal rights (Eipr) in Egitto: "E' uno sviluppo molto preoccupante che sottolinea l'estrema vulnerabilità degli attivisti della società civile nel Paese", ha affermato oggi a Ginevra la portavoce dell'Alto commissariato Onu per i diritti umani. Ricordando che l'Eipr è la ong per la quale lavorava Patrick George Zaki, la portavoce Ravina Shamdasani ha affermato: "Abbiamo ricevuto denunce secondo cui è stato torturato durante l'interrogatorio". "Temiamo che questi recenti arresti e detenzioni facciano parte di un schema più ampio di intimidazione di organizzazioni che difendono i diritti umani e di ricorso alla legislazione antiterrorismo e di sicurezza nazionale per mettere a tacere il dissenso". La portavoce ha inoltre espresso allarme per le notizie sull'esecuzione di circa 50 persone il mese scorso: "Chiediamo al governo di dichiarare una moratoria sulla pena di morte in vista della sua abolizione".