"Dal punto di vista della pandemia l'obiettivo principale è l'impegno del G20 a raggiungere il target del 70% della popolazione vaccinata nel mondo. L'Ue ha mantenuto la sua promessa: almeno una dose su due di quelle prodotte in Europa sono e saranno esportate nel mondo. E il prossimo anno ci aspettiamo più di 3,5 miliardi di dosi di vaccini prodotte in Ue, la cui maggioranza sarà esportata". Lo ha detto la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen nel corso della conferenza stampa sul G20 di Roma.
"Essendo la riunione delle 20 maggiori economie del mondo, avremo una visione a 360 gradi sul mondo, ma mi concentro sui tre temi principali: come far terminare la pandemia di Covid-19, le questioni della ripresa economica globale e del cambiamento climatico", ha spiegato von der Leyen. E, sul tema vaccina, la numero dell'esecutivo uno ha ricordato come l'Ue finora abbia esportato "1,2 miliardi di dosi di vaccino, verso 150 paesi e fornito 880 milioni" ai Paesi più vulnerabili. "Quello di cui abbiamo bisogno è un'Oms forte, per preparare meglio il mondo alla potenziale prossima pandemia", ha ancora osservato von der Leyen richiamando l'attenzione sulla necessità di una risposta globale "più strutturata". "Devono essere anche rafforzati i sistemi sanitari, che si sono dimostrati non abbastanza resilienti. Non ci siamo ancora, devo dire, nei negoziati del G20: ci sono visioni differenti su come farlo, ma spero che troveremo un accordo", ha concluso.
Il G20 "deve agire urgentemente per garantire l'accesso universale ai vaccini, alle terapie e ai test contro il Covid e fissare impegni per un piano di ripresa" che sia "inclusiva e resiliente", basata sul "dialogo sociale, con l'obiettivo di un modello di sviluppo più giusto che investa in occupazione di qualità, dignitosa e rispettosa del clima": questi alcuni dei passaggi della Dichiarazione finale del Labour 20, approvata dalle organizzazioni sindacali dei Paesi del G20, che verrà illustrata al vertice dei Capi di Stato e di Governo delle venti maggiori economie del mondo, riunite a Roma il 30 e il 31 ottobre. Il documento contiene "le richieste dei lavoratori per distribuire la prosperità alle persone e proteggere il pianeta" e richiama tra l'altro l'attenzione sulla protezione sociale "universale, facendo uso a tal fine anche di un Fondo globale per la protezione sociale, nella parità di trattamento e di opportunità" e sulle "economie inclusive per una piena e dignitosa occupazione". Per contenere e mitigare la pandemia, le confederazioni sindacali italiane (Cgil, Cisl e Uil), europee (Ces) e internazionali (Ituc e Tuac) chiedono di finanziare gli impegni per "un piano globale" di vaccinazione contro il Covid-19 e, per questo, di "sostenere immediatamente la richiesta di una deroga Trips per sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini, le terapie e i test contro il Covid-19, come proposto da India e Sudafrica all'Organizzazione mondiale del commercio, in modo che la produzione possa essere incrementata con una riduzione dei costi". Sul fronte del lavoro chiedono ai leader del G20 di compiere passi "per un approccio incentrato sull'uomo e per una ripresa che possa offrire un lavoro dignitoso per tutti" e quindi di "presentare piani di ripresa per l'occupazione, dialogando con le parti sociali, per creare posti di qualità e rispettosi del clima, sostenuti da un salario minimo vitale e dalla contrattazione collettiva", garantendo i diritti fondamentali sul lavoro e sulla salute e sicurezza "per tutti". E anche di "conseguire la piena occupazione tramite investimenti in politiche attive del lavoro". Inoltre, per "una ripresa inclusiva, resiliente e a favore del clima", i Capi di Stato e di governo del G20, si legge ancora nella Dichiarazione Labour20, "devono abbandonare un quadro di austerità e assumere impegni in materia d'investimenti pubblici". Sul fronte fiscale chiedono di "porre fine alle pratiche internazionali di evasione ed elusione e fissare un'imposta globale minima sulle imprese di almeno il 25%". Tra i punti anche quello di "ridurre le disuguaglianze" e realizzare una "transizione giusta" verso un'economia digitale e a zero emissioni di carbonio, realizzando le ambizioni stabilite dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e dall'Accordo di Parigi sul clima.
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