Se l'esercito è davvero l'ultimo salvavita del presidente Nicolás Maduro, allora è questa istituzione che bisogna affrontare frontalmente. Con una simile convinzione Juan Guaidó, leader dell'opposizione autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela, ha portato in piazza i suoi sostenitori a cui ha chiesto di consegnare nei comandi militari, a Caracas e altrove, documenti in cui si chiede alla Forza armata nazionale bolivariana (Fanb) di fare la scelta della democrazia. Ossia, di unirsi al mondo civile per mettere fine all'usurpazione, smettere di reprimere le proteste, ed aderire così in modo autentico alla Costituzione, abbandonando Maduro al suo destino. Ma il capo dello Stato, da parte sua, intuendo la centralità della sfida, ha partecipato a sorpresa a esercizi militari di migliaia di cadetti dell'Università militare dello Stato di Cojedes. E in questa occasione ha chiesto ai militari della Fanb di "essere pronti a difendere la Patria con le armi in mano se un giorno l'Impero americano osasse attaccare questo suolo sacro".
Da Washington è giunto anche il contributo del Segretario di Stato americano Mike Pompeo che, via Twitter, ha ribadito che "la repressione perpetrata da Maduro non ha limiti. Le forze del regime hanno attaccato una funzione cattolica, entrando in una chiesa con delle moto, usando gas lacrimogeni e ferendo molte persone. Noi - ha concluso - siamo con la popolazione del Venezuela e il presidente ad interim Guaidó per una transizione pacifica".
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