Scuole chiuse, bandiere a mezz'asta, cortei e veglie di candele in tante citta'. Molto dolore e molte lacrime. E poi un vertice sul terrorismo presieduto dal premier Nawaz Sharif. Cosi' il Pakistan ha trascorso mercoledì il primo dei tre giorni di lutto decretati dopo il massacro compiuto dai talebani di 144 persone, quasi tutti bambini ed adolescenti, della "Army Pubic School" di Peshawar. Lo sgomento e l'orrore per l'accaduto hanno continuato a dominare nelle reazioni della gente. Mentre le immagini trasmesse dalle tv entrate in ciò che resta della scuola hanno dato un'ulteriore prova della brutalita' con cui ha agito il commando del Tehrek-e-Taliban Pakistan (TTP): organizzazione che oggi ha di nuovo orgogliosamente rivendicato la carneficina. In un documento di 4 pagine inviato alla stampa il TTP ha ribadito di aver perpetrato la strage come vendetta per i suoi "600 militanti uccisi quest'anno" nelle operazioni militari realizzate nell'esercito nel Waziristan settentrionale. I talebani hanno tentato perfino di minimizzare l'accaduto sostenendo di aver "colpito solo quella parte dell'edificio scolastico dove si trovavano gli studenti più grandi, non i bambini". Poi un'ulteriore, brutale minaccia: "Questo tipo di attacchi continueranno", per cui "si consiglia ai pachistani di non mandare i figli in istituzioni collegate con i militari". E' anche per questo che Sharif ha deciso di riunire i leader dei partiti presenti in Parlamento in un vertice proprio a Peshawar, dove sono state definite misure per contrastare le forze che ricorrono al terrorismo come arma di lotta. L'unica decisione per il momento annunciata e' stata la cancellazione della moratoria sull'esecuzione delle condanne a morte decisa nel 2008 dal governo del presidente Asif Ali Zardari, limitatamente alle sentenze relative ad atti terroristici.