E' di almeno quattro agenti e sei civili feriti il bilancio del nuovo attacco kamikaze sempre nella città indonesiana di Surabaya, dove stamani una motocicletta bomba è stata scagliata contro il quartier generale della polizia.
Ieri attentati suicidi in tre chiese della città hanno ucciso almeno otto persone, oltre alle sei della stessa famiglia che hanno effettuato gli attacchi; 41 invece i feriti. Tra loro anche bambini e adolescenti. Gli attacchi sono stati rivendicati dall'Isis.
La famiglia di kamikaze era reduce dalla Siria, dove fino a poco tempo fa l'Isis controllava parte del territorio. Secondo la polizia, la madre si è fatta esplodere con due figli di 12 e 9 anni, mentre il padre e altri due figli adolescenti di 18 e 16 anni hanno azionato le bombe all'esterno delle altre due chiese.
L'Indonesia, il più popoloso Paese musulmano al mondo, ha però un passato di attentati da parte di estremisti islamici, contro cui porta avanti da quindici anni imponenti operazioni di contro-terrorismo. Pochi giorni fa, una rivolta carceraria da parte di militanti islamici affiliati all'Isis era stata sedata dalle forze di sicurezza a Depok, alla periferia di Jakarta, dopo che i detenuti avevano preso in ostaggio e poi ucciso cinque agenti.
"Sono particolarmente vicino al caro popolo dell'Indonesia, in modo speciale alle comunità cristiane della città di Surabaya duramente colpite dal grave attacco contro luoghi di culto", ha detto il Papa al Regina Coeli. "Elevo la mia preghiera per le vittime e i loro congiunti. Insieme invochiamo il Dio della pace affinché faccia cessare queste violente azioni, e nel cuore di tutti trovino spazio non sentimenti di odio e violenza, ma di riconciliazione e di fraternità", ha sottolineato il Papa.