Era un atleta provetto che aveva temporaneamente preso ferie dal suo lavoro per contribuire a salvare i 12 ragazzi intrappolati sottoterra da due settimane con il loro allenatore. "Andiamo a riportarli a casa", aveva annunciato entusiasta in un video prima di prendere l'aereo. Se la speranza per i giovani è ancora viva, per il volontario Saman Gunan non c'è più niente da fare.
L'ex Navy Seal tailandese è morto per mancanza di ossigeno nelle estenuanti operazioni di recupero nella grotta Tham Luang. E la Thailandia, che segue la vicenda col fiato sospeso, già lo considera un eroe.
Saman ha perso conoscenza mentre era impegnato nel tragitto di ritorno dai ragazzi che voleva salvare. Era uno dei sub impegnato nella fornitura di bombole di ossigeno, che oltre che servire ai ragazzi sono anche necessarie ai soccorritori che si alternando lungo il tortuoso tragitto di 1,7 chilometri che separa il gruppo dei 13 intrappolati dalla più vicina base di rifornimento intermedia nella grotta. Non è chiaro se la bombola ha esaurito l'ossigeno o semplicemente era difettosa, oppure se in una grotta dove il livello di ossigeno è in calo è mancata l'aria nel tratto in cui si trovava.
Il cuore di Saman ha comunque ceduto, e i tentativi di rianimarlo da parte del suo compagno di missione sono stati inutili. Saman era un appassionato di triathlon, tanto che aveva partecipato a una competizione nelle fila della Nazionale thailandese.
Dal 2006 lavorava come guardia di sicurezza all'aeroporto di Bangkok, ma aveva mantenuto un legame con Navy Seal e si univa spesso alle loro attività e le forze armate ora pensano di promuoverlo di grado in onore del suo sacrificio. La sua salma è già stata portata nella base della Marina thailandese a Sattahip, dove sono stati osservati dieci minuti di silenzio. Il re Vajiralongkorn ha disposto un funerale reale, e un lauto risarcimento per i genitori è stato promesso sia dallo Stato che da aziende private.