"Chiedetelo al ministero degli Esteri, è una questione di ambasciate. Io non ne sapevo nulla, non c'entro nulla". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto a 'Radio Anch'io' ad una domanda sulla vicenda della figlia dell'ex ambasciatore nord coreano a Roma Jo Song-gil ("scomparso" lo scorso novembre in quello che è stato visto come un tentativo di diserzione) che è stata rimpatriata dopo la diserzione dei genitori. Il ministro ha sottolineato che non andrà dunque a riferire sulla vicenda in Parlamento, come chiesto da diversi esponenti dei Cinquestelle.
"Se c'è una ragazza che è voluta tornare dai nonni nel suo paese - ha detto - ha preso un aereo di linea arrivando tranquillamente in aeroporto, superando i controlli di polizia e facendo il check in senza dire nulla, cosa c'entra il ministro dell'Interno?". Dunque "è un problema di rapporto tra ambasciate" e la questione va posta al ministro degli esteri.
"Io vado a riferire su quello che è di mia competenza e di mia conoscenza - ha concluso Salvini - Qui non ne sapevo un accidente e non c'entravo un accidente. Cosa vado a riferire?"
Thae Yong-ho, ex numero due dell'ambasciata del Nord a Londra, rifugiatosi a Seul con la famiglia nel 2016, ha affermato di avere accertato attraverso "le sue fonti interne", che la ragazza è stata rimpatriata dalla Corea del Nord con la forza nel corso di un blitz di un team di agenti speciali nordcoreani, venuti in Europa per cercare il padre.
Ma la Farnesina ha fatto sapere poi di essere stata informata dall'ambasciata nordcoreana a Roma, il 5 dicembre 2018, che Jo Song-gil e la moglie avevano lasciato l'Ambasciata il 10 novembre e che la figlia - avendo richiesto di rientrare nel suo Paese dai nonni - vi aveva fatto rientro, il 14 novembre 2018, accompagnata da personale femminile dell'Ambasciata.
Caso politico
Ma la vicenda diventa un caso politico in Italia. Il M5s ha chiesto spiegazioni: "L’Intelligence nord coreana ha sequestrato su suolo italiano la figlia dell’ambasciatore Jo Song-gil? Episodio gravissimo. Matteo Salvini venga a riferire in aula quanto prima", ha scritto in un tweet la vice presidente della Camera M5S Maria Edera Spadoni.
"La storia di Jo Song-gil e di sua figlia - aveva commentato il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano - rapita dall'intelligence nordcoreana in Italia, se confermata, sarebbe un caso di una gravità inaudita. Quando avvenne una cosa simile, il caso Shalabayeva, andai direttamente in Kazakistan per incontrarla e capire cosa fosse accaduto e appurammo responsabilità dirette dell'allora Ministro dell'Interno Alfano. Chi ha responsabilità pagherà, statene certi".
"Non sono in grado di commentare, stiamo facendo le verifiche necessarie con il ministero degli Esteri in queste ore", aveva detto in precedenza il ministro degli Esteri Enzo Moavero sul rientro forzato in patria della figlia dell'ex ambasciatore nordcoreano a Roma. "La Farnesina - aveva aggiunto - sta seguendo la vicenda. Insieme ai servizi competenti per queste vicende delicate sta normalmente portando avanti quelle che diventano le linee politiche nazionali rispetto a una questione di questo tipo. Dopo di che se ne trarranno le debite conclusioni".
"Non sono sicuro di quanti figli avesse Jo, ma quella che era in Italia è stata rimandata in Corea del Nord. Jo è attualmente con la moglie", secondo Thae Yong-ho. La ragazza, che in base a quanto appreso dall'ANSA avrebbe 17 anni, era una studentessa delle superiori. "Non posso più dire pubblicamente a Jo di venire in Corea del Sud", ha aggiunto Thae, ricordando che il Nord è solito procedere ad aspre punizioni e ritorsioni nei confronti dei familiari delle persone che decidono di disertare a Seul piuttosto che in Paesi terzi.
L'ex diplomatico aveva più volte sollecitato Jo a puntare sul Sud come destinazione finale, sollecitando il governo di Seul a promuovere sforzi in tal senso, favorendone la fuga. Jo era tornato in Italia con un nuovo mandato diplomatico a maggio del 2015, divenendo incaricato d'affari e quindi reggente della sede fino a novembre 2018, a seguito dell'espulsione dell' ambasciatore Mun Jong-nam a ottobre 2017 in risposta al sesto test nucleare fatto dal Nord appena un mese prima.