di Claudio Salvalaggio
Nasce a Astana, la Dubai delle steppe, l'Unione Euroasiatica, che dal primo gennaio 2015 creera' uno spazio economico unico fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan, garantendo la libera circolazione di prodotti, servizi, capitali e lavoratori in un mercato di 170 mila persone, con un pil di 2000 miliardi di euro, il 20% delle riserve mondiale di gas e il 15% di quelle petrolifere. E il piu' ambizioso progetto geopolitico di Putin, quello di resuscitare in qualche forma l'Urss. Il trattato di oggi segna un passo avanti rispetto all'Unione doganale creata nel 2010 dagli stessi tre Paesi, ma il progetto decolla senza alcuna impegno politico e orfano di molte ex repubbliche sovietiche, a partire dall' Ucraina, ormai orientata verso l'integrazione europea, come la Georgia e la Moldova. L'Armenia, convinta da Mosca con sostanziose agevolazioni energetiche, conta di aderire entro meta' giugno, il Kirghizistan entro fine anno, ma mancano all' appello anche l'Azerbaigian, l'Uzbekistan e il Tagikistan. Eppure il trattato ha un significato "epocale", "storico" per il leader del Cremlino, che lo ha firmato insieme al presidente kazako Nursultan Nazarbaiev e a quello bielorusso Aleksandr Lukashenko, definito dagli Usa ''l'ultimo dittatore d'Europa". "Oggi abbiamo creato un centro di sviluppo economico potente e attraente, un grande mercato regionale che mette insieme 170 milioni di persone. La nostra Unione ha enormi riserve di risorse naturali, inclusa l'energia'', ha sottolineato Putin, che nel 2005 aveva definito il crollo dell'Urss ''la piu' grande catastrofe geopolitica del XX secolo''. Nessuna parola sulla perdita dell'Ucraina, ossia di un mercato d 46 milioni di abitanti con un vero potenziale industriale e agricolo: e' una sconfitta ancora bruciante per Putin, che in novembre aveva convinto l'allora presidente Ianukovich a non firmare l'accordo di associazione con la Ue, dietrofront che aveva innescato la protesta del Maidan. "Abbiamo perso per strada alcuni partecipanti", ha ammesso Lukashenko. ''Sono sicuro pero' che prima o dopo la leadership ucraina comprendera' dove siede la sua fortuna'', ha aggiunto il leader bielorusso, che ha superato le dichiarate "insoddisfazioni" grazie ad alcuni accordi bilaterali con Mosca sui dazi petroliferi e sull'assemblaggio delle automobili. "Questa Unione e' un ponte tra est e ovest ma e' una Unione economica e non tocca la sovranita' dei Paesi partecipanti", si e' affrettato a sottolineare Nazarbaiev, geloso come Lukashenko dell'indipendenza del suo Paese. Il trattato prevede ''una politica concertata nei settori chiavi dell' economia: energia, industria, agricoltura, trasporti''. Ma i soci ''minori'' si sono ben guardati dall'includere componenti politiche, riguardanti ad esempio la politica estera, la cittadinanza comune, un presidente unico, una moneta unica: vogliono l'accesso del mercato russo per i loro prodotti, ma temono una integrazione politica, dove il Cremlino farebbe la parte del leone. Ma se l'Unione vorra' pesare davvero, dovra' allargarsi ulteriormente e cedere qualche fetta di sovranita', a partire dalla moneta unica, con il rublo unico candidato. Resta da vedere quali saranno i rapporti della Ue con una Unione dove i due Paesi minori non sono ancora membri del Wto. In ogni caso, dopo il maxi accordo sul gas con la Cina, Putin incassa un altro successo politico-mediatico sull'arena internazionale: poco importa che neghi di voler resuscitare l'impero zarista o l'Unione Sovietica, perche' la Russia non ha mai cessato di sentirsi l'erede dell'uno e dell'altro. (ANSA).