E' stata condannata a un anno di reclusione Ghoncheh Ghavami, la giovane britannica di origine iraniana sotto processo in Iran per aver cercato di assistere a una partita di pallavolo maschile a giugno. Lo ha reso noto il suo avvocato.
La 25enne era stata arrestata per aver chiesto, assieme ad altre attiviste, di assistere a un incontro di World League Iran-Italia malgrado un divieto imposto dalla rigida morale islamico-sciita. Ghoncheh era stata rilasciata su cauzione e poi arrestata di nuovo. In carcere aveva anche iniziato uno sciopero della fame. Il Foreign office aveva espresso preoccupazione per il suo caso.
Londra si dice "preoccupata" per la condanna. "Mettiamo in discussione il motivo dell'accusa, l'inchiesta e le condizioni di detenzione di Miss Ghavami" ha detto un portavoce del Foreign Office.
LA VICENDA DI GHONCHEH - Il 20 giugno la ragazza era stata fermata con altre attiviste per i diritti femminili mentre cercavano di entrare a una partita di World League, Iran-Italia, malgrado il divieto imposto dalla rigida morale sciita. Rilasciata nell'arco di alcune ore, Ghoncheh era stata arrestata di nuovo dopo qualche giorno quando era tornata in commissariato per riprendere effetti personali. A settembre fonti ufficiali avevano sostenuto che l'arresto era dovuto a motivi di sicurezza non legati alla partita. In attesa del processo, la giovane ha passato 126 giorni nel famigerato carcere di Evin, alla periferia nord-ovest di Teheran, dove è stata rinchiusa nonostante abbia il passaporto britannico oltre a quello iraniano e sia laureata in legge alla University of London: l'Iran non riconosce la doppia cittadinanza.
Il caso era stato evocato dal primo ministro britannico David Cameron nell'incontro avuto a settembre con il presidente iraniano Hassan Rohani a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Cameron aveva sottolineato che il caso avrebbe potuto nuocere all'immagine dell'Iran in Gran Bretagna proprio mentre i due Paesi stanno riallacciando i rapporti, tagliati nel 2011 con l'assalto all'ambasciata britannica a Teheran.