Il più grave incidente degli ultimi 25 anni ha funestato l'Hajj, il pellegrinaggio annuale dei musulmani alla Mecca, quando almeno 717 persone sono rimate uccise e 863 ferite nella calca. Fornendo il bilancio, le autorità saudite hanno avvertito che potrebbe ulteriormente aggravarsi, perché molti tra i feriti versano in gravissime condizioni. Testimoni hanno riferito di aver visto cataste di cadaveri, con gli uomini avvolti nell'Ihram, la stola bianca indossata per il pellegrinaggio e che la tradizione vuole venga poi conservata per servire anche da sudario per la sepoltura dopo la morte. Meno di due settimane fa, l'11 settembre, altre 111 persone erano rimaste uccise quando una gigantesca gru utilizzata in lavori di costruzione era precipitata sulla Grande Moschea della Mecca, pochi giorni prima dell'inizio dell'Hajj.
E' una tragedia ancor più grave dell'ultima avvenuta durante il pellegrinaggio, nel 2006, quando 360 pellegrini rimasero uccisi nella ressa. Ma l'incidente dalle conseguenze più pesanti risale al 1990, quando 1.426 persone morirono, sempre a causa della calca, in un tunnel pedonale. L'incidente di oggi è avvenuto nel primo giorno della ricorrenza musulmana dell'Eid al Adha, la Festa del Sacrificio.
E proprio durante le preghiere del mattino per questa festività altro sangue è stato versato in una moschea di Sanaa, la capitale dello Yemen, dove un attentato ha ucciso almeno 25 fedeli e ne ha feriti decine. La moschea presa di mira è quella di Al Bolayli, gestita dai ribelli sciiti Houthi che da un anno controllano la capitale. Alcuni testimoni hanno parlato di due attentatori suicidi. Altri hanno detto che le due esplosioni sono state provocate da un solo kamikaze. L'attacco è stato rivendicato su Twitter - come altri analoghi contro moschee sciite negli ultimi mesi - da una sedicente branca dell'Isis in Yemen. L'incidente durante il pellegrinaggio in Arabia Saudita è avvenuto a Mina, una località a cinque chilometri dalla Mecca dove i partecipanti all'Hajj prendevano parte a uno dei rituali centrali dell'evento, la 'lapidazione del diavolo', lanciando pietre contro tre muri di pietra.
A Mina sono anche allestite tendopoli per ospitare 160.000 pellegrini. E secondo un'inviata della televisione panaraba Al Jazira, Basma Atassi, la ressa si è formata lontano dai tre muri di pietra, su una delle arterie che collegano i vari raggruppamenti di tende, quella chiamata 'Strada 204'. Le cause non sono ancora chiare. Il portavoce del ministero dell'Interno di Riad, Mansur al Turki, ha detto che un'inchiesta è stata aperta e che le prime ipotesi indicano come possibili cause il sovraffollamento e il fatto che una parte dei pellegrini non ha rispettato i sensi unici pedonali. Ma le autorità dell'Iran, Paese sciita rivale dell'Arabia saudita sunnita in diversi conflitti nella regione (dalla Siria, all'Iraq, allo Yemen), hanno puntato il dito contro i responsabili sauditi. Said Ohadi, capo dell'agenzia iraniana che gestisce i pellegrinaggi dei suoi connazionali, ha fatto sapere che gli iraniani rimasti uccisi sono 41 e i feriti 60 e ha affermato che i sauditi hanno commesso "errori nel campo della sicurezza".