La Guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha manifestato il suo appoggio alla decisione governativa di razionare e aumentare i prezzi della benzina. In un discorso riferito dalla tv di Stato, Khamenei ha anche accusato quelli che ha definito dei "banditi" di avere provocato gli incidenti avvenuti durante le proteste di piazza degli ultimi due giorni contro i rincari, che hanno cauato un numero imprecisato di vittime.
Le proteste violente "non risolveranno niente, ma porteranno solo insicurezza", ha aggiunto Khamenei, accusando l'ex famiglia reale dei Pahlavi e i "criminali" Mojaheddin del Popolo, gruppo armato che si oppone alla Repubblica islamica, di avere "incoraggiato" gli incidenti. Durante le manifestazioni di ieri in alcune città i partecipanti avevano appunto scandito slogan a favore dei Pahlavi. Quanto alla decisione sul razionamento e il rincaro dei prezzi, la Guida ha sottolineato: "Io non sono un esperto, ma poiché la scelta è stata fatta dai capi dei tre rami istituzionali, la sostengo". Intanto dopo le opinioni contrarie espresse ieri da alcuni deputati, oggi il Parlamento ha dato il suo assenso al razionamento e ai rincari durante una seduta a porte chiuse. Ne ha dato notizia il portavoce dell'ufficio di presidenza, Asadollah Abbasi.
La polizia iraniana ha lanciato un monito a coloro che "creano insicurezza e disordine" dopo le manifestazioni degli ultimi due giorni contro il razionamento e il rincaro dei prezzi della benzina che hanno provocato un numero imprecisato di vittime. La polizia saprà identificare e "affronterà con decisione i provocatori e i capi dei disordini", ha affermato il portavoce, generale Ahmad Nourian.
Torna la protesta in Iran, cortei contro caro-benzina
Almeno un morto e feriti. Ministro Petrolio:'Proventi ai poveri'
Non si fermano le proteste in Iran dopo la decisione del governo di aumentare il prezzo della benzina e di imporre un razionamento del carburante. E oltre 24 ore dopo l'inizio delle manifestazioni che si sono propagate a macchia d'olio in gran parte del Paese, sembrano per ora fare poca presa le parole del ministro del Petrolio che ha tentato di calmare la piazza assicurando: "I soldi andranno ai poveri". Si sono infatti registrati ancora momenti di tensione, si conferma la morte di una persona ieri nella città di Sirjan, su cui - ha affermato il governatore locale Mohammad Mahmoudabadi - la dinamica resta non chiara, mentre si susseguono le segnalazioni di possibili altre vittime e feriti. Le proteste iniziate venerdì sera sono proseguite oggi in diverse città, tra cui Shiraz, Sirjan, Mashhad, Ahvaz, Gachsaran e Bandar Abbas, stando a quanto segnala l'agenzia Irna. Molte persone hanno continuato a bloccare le strade spegnendo il motore delle loro automobili e suonando il clacson. L'accesso a internet è stato ridotto. A Sirjan è stata incendiata una stazione di servizio, mentre gli agenti antisommossa si sono scontrati con i manifestanti, tra cui Mashhad, dove la polizia ha lanciato anche gas lacrimogeni. Intanto il ministro del Petrolio Bijan Zanganeh, citato dall'Irna, ha spiegato che i proventi degli aumenti dei prezzi della benzina sono stati stimati tra i 300 e i 310 mila miliardi di rial, pari a 2,55 miliardi di dollari all'anno, e ha ribadito che le maggiori entrate saranno indirizzate a 18 milioni di famiglie bisognose, circa 60 milioni di persone, nel giro di dieci giorni. "Attraverso un nuovo razionamento - ha affermato il ministro -, il governo controllerà il consumo annuale di 94 milioni di litri, di cui 64 milioni saranno venduti tramite carte di razionamento". Segue però anche un monito duro ai dimostranti, formulato dal procuratore dello Stato in Iran, Mohammad Jafar Montazeri, che ha accusato gli agitatori di essere agenti stranieri intenzionati a fomentare i disordini. Questi saranno trattati da criminali, ha aggiunto stando a quanto riferito dall'agenzia Isna. Secondo testimoni poi, ci sarebbe un secondo morto oggi a Behbahan, nella provincia di Khuzestan. Si profila intanto un braccio di ferro sul tema anche dentro le istituzioni iraniane, dopo che un gruppo di parlamentari si è detto determinato a presentare un intervento d'urgenza che revochi la decisione all'origine del malcontento. Questo dopo che i vertici delle tre istituzioni statali iraniane - giudiziaria, legislativa ed esecutiva - che avevano deciso appunto l'aumento del prezzo della benzina e il suo razionamento, hanno annunciato in una comunicazione congiunta la piena collaborazione confermando il sostegno al provvedimento. Il gruppo di parlamentari si oppone alla decisione affermando che sarebbe toccato al parlamento ratificare un aumento del prezzo della benzina, da cui l'impegno a studiare un piano d'urgenza nella sessione di domani e di votare per una revoca della decisione. "Il parlamento non è più il pilastro della democrazia", ha sottolineato la deputata riformista Parvaneh Salahshuri su Twitter, "avrebbero potuto anche chiuderlo".