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Trump verso l'assoluzione, mercoledì il voto finale

Il fronte repubblicano regge,no a nuovi testimoni. L'ira dei dem

La partita dell'impeachment negli Stati Uniti si sta per chiudere e Donald Trump già assapora la vittoria. Quella che nelle sue speranze può catapultarlo verso un nuovo trionfo alle elezioni presidenziali di novembre, con la riconferma alla Casa Bianca. Oramai siamo ai titoli di coda e il tycoon, salvo clamorose sorprese, ha l'assoluzione in tasca: il fronte dei senatori repubblicani ha retto, con la richiesta dei democratici di ascoltare nuovi testimoni e di ammettere nuove prove, allungando così i tempi del processo, che è stata respinta. E pazienza se il presidente dovrà aspettare fino a mercoledì per sentire pronunciato il suo proscioglimento dalle accuse di abuso di potere e ostruzione al Congresso.

Lui avrebbe preferito mettere la parola fine subito a questa vicenda, anche con l'ennesima maratona a Capitol Hill, per evitare martedì sera di dover pronunciare il discorso sullo stato dell'Unione nel ruolo di presidente ancora formalmente sotto accusa. Ma nell'unica decisione bipartisan di questo processo si è deciso di rinviare tutto alla prossima settimana, anche per permettere ai tre senatori democratici candidati alla Casa Bianca (Bernie Sanders, Elizabeth Warren e Amy Klobuchar) di tornare nel weekend a fare campagna elettorale in Iowa, lo stato da dove lunedì partirà la stagione delle primarie. "E' una vergogna. Nessun testimone, nessun documento, il Senato si è sottratto alle sue responsabilità.

L'assoluzione di Donald Trump così non avrà alcun valore. E l'America ricorderà questo sciagurato giorno", la reazione dei democratici per bocca del leader della minoranza in Senato Chuck Schumer. Fino all'ultimo avevano sperato, con il voto sull'ammissione o meno di nuove testimonianze in bilico fino a poche ore prima. Una pattuglia di quattro senatori repubblicani, capeggiata da Mitt Romney, minacciava la fronda, tentata dal dire sì soprattutto alla convocazione dell'ex consigliere per la scurezza nazionale John Bolton e del capo di gabinetto della Casa Bianca Mick Mulvaney: due figure che avrebbero potuto raccontare molte più cose sull'Ucrainagate, lo scandalo da cui è scaturita la messa in stato di accusa di Trump. Ma alla fine lo strappo è stato evitato. E nel momento più delicato, quello in cui dietro le quinte dell'aula del Senato si compattava definitivamente il muro repubblicano, il tycoon si è sentito tanto sicuro che ha deciso di imbarcarsi sull'Air Force One e partire per la Florida, prima ancora che si votasse. Per godersi, lui, un weekend di sole nella sua Casa Bianca d'Inverno di Mar-a-Lago e sul green del golf club di West Palm Beach.

Aspettando con pazienza il momento in cui potrà postare il tweet più bello: "Game Over", come fece quando uscì indenne dalle indagini sul Russiagate del procuratore Robert Mueller. I voti finali mercoledì saranno due, uno per ogni capo di accusa, e sono stati fissati per il pomeriggio a partire dalle 4 (le 22 in Italia). I senatori dovranno decidere se rimuovere o meno il presidente dal suo incarico. Nei giorni prima, lunedì e martedì, le arringhe conclusive di accusa e difesa. Poi sul terzo impeachment della storia americana potrà calare il sipario.

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