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Senato, si cambia. Renzi sfida chi dice no, è minoranza

"Mi gioco tutto, essere rapidi". Dubbi da Giannini, che poi vota sì

Dopo una vigilia di aspre polemiche, è con un voto unanime che il Consiglio dei ministri dà il via libera al ddl che cambierà Senato e Titolo V della Costituzione. Una riforma che è "una grandissima svolta per la politica e le istituzioni" e che chiude "un dibattito trentennale", annuncia il premier Matteo Renzi al termine del Cdm, confermando che il Senato del futuro non sarà elettivo, costerà molto meno e non voterà né la fiducia né il bilancio. E lanciando il guanto di sfida al popolo dei contrari: "saranno in minoranza, al Senato e nel Paese". Renzi, quindi, non frena il treno delle riforme e dopo un Cdm durato quasi due ore appare ancora più sicuro. Anche perché, nel frattempo incassa nuovamente il sostegno del presidente Giorgio Napolitano.

"E' noto da tempo" che il capo dello Stato abbia espresso la sua convinzione sul "superamento del bicameralismo paritario", spiega il Quirinale. E un plauso arriva anche dall'ad della Fiat Sergio Marchionne, che invita a non frenare il premier 'rottamatore' perché i mercati "stanno apprezzando ciò che sta accadendo in Italia". E Renzi non sembra intenzionato ad arretrare di una virgola. "E' fondamentale" che si arrivi all'ok della prima lettura del ddl al Senato "entro le europee", sottolinea, avvertendo che, "di fronte a populismo e antipolitica", la classe politica non debba mettere, come gli struzzi, "la testa sotto la sabbia". L'obiettivo, rileva il premier, è portare avanti un "elemento di novità", ovvero il fatto che, ora, "i cittadini vedono come la classe politica stia rischiando assieme a loro". Concetto che, in un'intervista a Sky Tg24, Renzi gira direttamente al M5S: "Non è un caso se in questo momento quello che più di tutti, come si dice a Roma, sta a rosicà, è Beppe Grillo".

Eppure, fino a poche ore fa, il ddl destinato a 'rottamare' il vecchio Senato era ancora circondato da ombre. Tanti erano stati i dubbi a partire da quelli, particolarmente rumorosi, rivendicati dal presidente del Senato Pietro Grasso. Perplessità che oggi Grasso non smentisce, rassicurando, tuttavia, "sull'imparzialità" del suo ruolo. E a Grasso, si affianca il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, che, pur votando sì in Cdm, invita Renzi a non correre avanzando un dubbio, quello sui tempi, che serpeggia anche nei partiti alleati della maggioranza. Senza contare la fronda dei senatori Pd - circa 25 - che già ieri aveva manifestato il suo malumore in un documento e che oggi, nelle parole della senatrice dem Angelica Saggese, reitera il suo messaggio: "Non possiamo accettare un progetto a scatola chiusa. Serve confronto". Parole a cui Renzi risponde per le rime.

"Il Pd non mi preoccupa, credo ci sarà una grande condivisione del progetto", rimarca il premier, respingendo anche il pressing di FI sulla legge elettorale. A Berlusconi, infatti, assicura che il "Pd rispetterà gli impegni", sottolineando al tempo stesso di "non avere motivi" per dubitare che sia il Cavaliere ad infrangere il patto del Nazareno. Un patto che, oltre all'Italicum, comprende anche le riforme di Senato, Titolo V, e l'abolizione del Cnel, ricorda Renzi. Riforme su cui il premier era, stato chiaro fin da questa mattina: "mi gioco tutto, io non mollo".

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