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Caos Rai, Todini si dimette dal Cda

Gubitosi, inopportuno ricorso contro taglio di 150 milioni

Dopo una serie di rinvii, il cda Rai ha deciso: il ricorso contro il taglio di 150 milioni di euro voluto dal governo con il decreto Irpef la primavera scorsa ci sarà. Il via libera all'ordine del giorno che impegna l'azienda ad attivarsi ha spaccato il consiglio di amministrazione, spingendo alle dimissioni Luisa Todini e mettendo in minoranza il dg Luigi Gubitosi che ha definito l'atto "inopportuno". Lo scontro si è consumato proprio nel giorno in cui il vertice di Viale Mazzini ha salutato con favore l'esordio positivo di Rai Way a Piazza Affari, portando a termine un'operazione avviata dall'esecutivo in concomitanza con il contestato prelievo. "Rai Way è una buona operazione. Il percorso di apertura al mercato procede. Si valorizza, non si svende", commenta su Twitter il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Ma è il ricorso a far insorgere il governo: "E' una solenne stupidaggine - afferma il ministro dell'Interno Angelino Alfano -. Credo che ci sarà un ripensamento sulla struttura di governance. Così com'è non può andare avanti". "E' un voto determinato solo da logiche politiche - sostiene il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli -. Sia ben chiaro, comunque, che tutto questo non indebolisce affatto, semmai rafforza, la volontà del governo di liberare la Rai dalle vecchie logiche". Conferme sull'intenzione dell'esecutivo di non indietreggiare arrivano dalla segreteria Pd, dove si sottolinea che, se il ricorso sarà accolto, si interverrà su altre voci per assicurare che anche la Rai contribuisca alla spending review. L'ok al ricorso ha spinto alle dimissioni Luisa Todini, nominata consigliere nel 2012 in quota Lega Nord-Pdl e scelta da Renzi come presidente delle Poste. L'imprenditrice aveva già da tempo annunciato che avrebbe lasciato l'incarico entro l'autunno, ma ha scelto di anticipare l'addio di fronte ad una scelta ritenuta "inaccettabile e irresponsabile".

Contrario anche l'altro consigliere eletto dal centrodestra, Antonio Pilati, ispiratore della Legge Gasparri e ora dato in corsa per la futura presidenza Rai. Si è astenuta, invece, nel rispetto del suo "ruolo di garanzia", il presidente Anna Maria Tarantola. Favorevoli al ricorso, oltre a Antonio Verro, autore dell'ordine del giorno, l'altro membro di centrodestra Guglielmo Rositani e Rodolfo De Laurentiis, eletto con l'Udc. Con loro i membri indicati dal Pd, ma scelti dalla società civile, Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo. Una decisione che, secondo la dem Lorenza Bonaccorsi, dovrebbe spingerli alle dimissioni. A suscitare critiche nel Pd è anche il sì del consigliere indicato dal ministero dell'Economia, Antonio Pinto. Ora la palla passa alla Commissione di Vigilanza Rai, che dovrà valutare l'eventuale sostituzione di Todini in un cda che scadrà tra sei mesi e non rispecchia l'equilibrio di forze dell'attuale legislatura. I cinque stelle potrebbero pretendere di avere un rappresentante, ma il presidente della bicamerale Roberto Fico, esponente del Movimento, sembra voler seguire un'altra strada: "Ascolteremo il cda e valuteremo - afferma -. Ho già visto un po' di casi in cui il cda è rimasto con un consigliere in meno. Al di là di questa riflessione, dobbiamo però prendere la palla al balzo per fare la legge sulla riforma della governance". Una riforma alla quale sta lavorando il Pd che - su iniziativa di Renzi - ha creato un gruppo di lavoro, che comprende tra gli altri Giacomelli e i due capigruppo alle Camere, Luigi Zanda e Roberto Speranza, per tentare di arrivare all'approvazione di una legge entro la scadenza dell'attuale cda. "Un'azienda come la Rai non può più funzionare così - scrive su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini -. Cambiamo la governance subito. Per salvarla e rilanciarla".

 

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