Lo spazio è ormai finito: i critici del governo "si arrenderanno all'improvviso, quando non potranno più negare la realtà". L'ultima stoccata del premier Matteo Renzi ai "frenatori" arriva con il chiaro intento di zittire le polemiche che, anche dopo il Cdm del 24, continuano a segnare il Jobs Act e che, in Parlamento, potrebbero incrociarsi con la battaglia sulle riforme e con la partita per il Colle, ormai imminente. Il rischio stallo è dietro l'angolo e anche per questo Renzi tenta di spegnere, via Twitter, i propositi battaglieri di Cgil e sinistra Pd replicando, a distanza, a Susanna Camusso, che si dice "pronta a tutto" per fermare il Jobs Act.
Tempi stretti, quindi, che andranno ad 'inaugurare' un anno, il 2015, in cui il premier ribadisce di voler "andare avanti a testa alta" anticipando, tra le priorità, anche la riforma della giustizia amministrativa. Prima, però, il governo dovrà affrontare l'approdo del Jobs Act nelle commissioni competenti per un parere che, sebbene non vincolante, si preannuncia infuocato. Ed è lo stesso presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, ad annunciarlo: "dobbiamo lavorare per cambiare questa norma e ricondurla soltanto ai licenziamenti individuali".
Intanto, fuori dal Parlamento, la battaglia sul Jobs Act furoreggia, con la Cgil che evoca nuovi scioperi e ricorsi anche in Europa, e il segretario della Cisl, Annamaria Furlan, che chiede l'assorbimento da parte delle nuove norme di tutti i contratti precari. E non aiuta certo la polemica sull'inclusione o meno degli statali nei decreti attuativi, data per sicura dal senatore di Sc Pietro Ichino al Corsera e negata, in serata, dal ministro del Lavoro Poletti. Una postilla su cui l'ondata di polemiche potrebbe allargarsi: di certo sarà l'esclusione dei licenziamenti collettivi dalle nuove norme a determinare, alla ripresa dei lavori parlamentari, il fulcro della battaglia."Trovo francamente sconcertante questo affannarsi di alcuni ministri nel negare l'applicabilità del Jobs act al pubblico impiego". Lo dice il sottosegretario al Ministero dell'Economia e deputato di Scelta Civica Enrico Zanetti, sottolineando che il dualismo con i privati "non sta in piedi".
Quello di Renzi, in questi giorni in Toscana per il Natale e impegnato a preparare la conferenza stampa di fine anno di lunedì, è anche un primo, sintetico bilancio degli ultimi passi del governo. "Il 24 dicembre svolta su Taranto, lavoro, delega fiscale, Inps mentre si chiudevano vertenze Termini Imerese e Meridiana", 'cinguetta' il premier coniando un hashtag che sa di nuovo avvertimento ai "gufi": "#nonsimolla".
Il 24 Dicembre "svolta su Taranto, lavoro, delega fiscale, Inps mentre si chiudevano vertenze Termini Imerese e Meridiana. #lavoltabuona, #nonsimolla". Così il premier Matteo Renzi torna, dopo la pausa natalizia, a twittare i provvedimenti messi in campo dal governo alla vigilia con il Cdm.
#24dic: svolta su Taranto, lavoro, delega fiscale, INPS mentre si chiudevano vertenze Termini Imerese e Meridiana #lavoltabuona #nonsimolla
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 27 Dicembre 2014
Renzi assicura che il governo andrà "avanti a testa alta" e che i critici "si arrenderanno all'improvviso, quando non potranno più negare la realtà".
@fabio_moret Si arrenderanno all'improvviso, quando non potranno più negare la realtà. Per adesso, noi, al lavoro!
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 27 Dicembre 2014
Il presidente del Consiglio spiega che sull'Ilva 'il progetto è serio ed è un progetto Taranto (cultura, porto, bonifiche, ospedale)' e aggiunge che la riforma della legge elettorale "Arriva, arriva. A gennaio siamo in seconda lettura al Senato, ormai ci siamo anche lì".
Nessun Consiglio dei ministri in vista invece per il 31 dicembre: "Abbiamo già dato alla vigilia di Natale".