Come tutto ciò che è esplosivo, il pensiero di Martin Heidegger va maneggiato con cura. Parlare (e sparare titoli) sull' 'autoannientamento degli ebrei' – pur tenendo conto della breve adesione del filosofo al nazismo – può essere facilmente fuorviante.
Ecco un glossario essenziale per provare a muoversi nei meandri, affascinanti per alcuni, irritanti per altri, di un affabulatore ipnotico e di un pensatore ineludibile della filosofia del XX secolo.
Essere: ‘Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla?’. E’ questa, spiega Heidegger in Saggi e discorsi, la domanda metafisica fondamentale. E la domanda sul perché diventa la domanda sul ‘perché il perché’: è la questione che fa fare il salto (Sprung) ‘mediante il quale l’uomo abbandona ogni anteriore sicurezza, vera o presunta, nei riguardi del proprio essere’. Ciò che viene domandato ‘si ripercuote sul domandare stesso’. Questo domandare, argomenta Heidegger, non è un ‘fatto qualunque’, ma ‘un accadimento peculiare, ciò che noi chiamiamo ‘evento’ (Geschehnis: poi la parola tedesca diventerà Ereignis). Non va inteso come qualcosa di mistico, settario o epifanico, come una rivelazione, ma proprio come un fatto storico, quello che caratterizza la storia e il corso del pensiero occidentale.
Ma il problema, è che ‘Quando diciamo essere ciò significa ‘essere dell’essente’ e quando diciamo essente ciò significa ‘essente rispetto all’essere’. Costantemente parliamo a partire dalla doppiezza, doppiezza che precede già sempre ogni sforzo del pensiero, tanto per Parmenide quanto per Platone, tanto per Kant quanto per Nietzsche’. Ecco perché la metafisica, cioè tutta la filosofia occidentale, è niente altro che platonismo.
Esserci: (Da-Sein), è il termine scelto per designare la realtà umana, l’uomo, ciò che è qui (Da).
Niente (o Nulla): ‘Domandare del niente – scrive Heidegger in ‘Che cos’è la metafisica?’ all’interno del volume Segnavia -, chiedere che cos'è, e come è, significa tradurre l'oggetto della domanda nel suo contrario’. Perché è qualcosa che sta prima di ogni negazione, di ogni ‘non’. ‘Il niente, come altro dall’essente, è il velo dell’essere’.
Storia: (in tedesco Geshichte, distinto da Historie, la storiografia), è quella che noi stessi (i DaSein) siamo. Heidegger, come fa spesso irritando i filologi di mezzo mondo, sfrutta la parentela di questo termine con Geschehen (accadere) e Geschick (destino) e negli anni successivi, come spiega Franco Volpi, uno dei maggiori studiosi di Heidegger in Italia e non solo, parlerà di Seinsgeschichte (storia dell’essere) , Seinsgeschehen (accadimento dell’essere) e Seinsgeschick (destino dell’essere). E il Geschick, essenziale per capire anche il discorso sugli ebrei, è il destino comune, epocale.
Tecnica: L’uomo, diventato grazie alla filosofia un soggetto contropposto all’oggetto è il protagonista di un ‘progetto di “padroneggiamento conoscitivo”, di manipolazione del mondo’ che raggiunge il suo acme con la tecnica moderna (non un incidente della storia, il ‘frutto del progresso’ ma, appunto, il destino dell’Occidente). Capovolgendo quindi il paradigma classico, che contrapponeva la metafisica alla scienza e alla tecnica, Heidegger fa di Platone il primo pensatore della tecnica, la quale sarebbe nient’altro che un esito del platonismo, nella sua forma più estrema.