Il Pd si avvia a regolare i propri conti in una riunione del Gruppo parlamentare della Camera, mercoledì prossimo, con Matteo Renzi, quando si deciderà la posizione ufficiale sulla riforma elettorale. In quella occasione, ha anticipato il ministro Maria Elena Boschi, la maggioranza del Pd chiederà alla minoranza di "adeguarsi" alle decisioni prese con un voto democratico. In questo clima teso è iniziata nella Commissione Affari costituzionali la discussione generale sull'Italicum, con Sel e M5s all'attacco, così come Fi che ha chiesto di rinviare di un mese l'approdo della legge in AUla, fissata al 27 aprile. In Commissione, il co-relatore alla riforma Gennaro Migliore ha illustrato le modifiche introdotte in Senato rispetto al testo licenziato dalla Camera in prima lettura, ed ha sostenuto che esse recepiscono tutte richieste della minoranza del Pd e delle opposizioni, come l'abbassamento della soglia dal 4,5% al 3% o la rappresentanza di genere che garantirà una buona presenza di donne in Parlamento. Stefano Quaranta di Sel e Danilo Toninelli di M5s, hanno però stroncato il testo, tanto che il primo lo ha definito "sovieticum".
Alla conferenza dei capigruppo è stata invece Forza Italia con Renato Brunetta ad attaccare, chiedendo lo slittamento dell'approdo dell'Italicum in Aula. Ma il punto decisivo rimane la posizione della minoranza interna del Pd. Oggi Renzi ha nominato come sottosegretario alla Presidenza il bersaniano Claudio De Vincenti, scelta che molti leggono come segnale di distensione. Dall'altro lato il ministro Maria Elena Boschi, è stata molto netta: "Nel confronto si prendono le idee migliori, ma poi si decide a maggioranza e la minoranza si adegua", perche altrimenti significherebbe che "la minoranza ha diritto di scegliere la legge elettorale". Ed è al momento lo scenario piu' plausibile della riunione del Gruppo alla Camera convocata da Roberto Speranza per mercoledì 15 alle 20: si metterà ai voti il sì o il "no" all'Italicum, e a chi perde si chiederà di adeguarsi alle decisioni democraticamente prese. A respingere le tesi della minoranza sono non solo i renziani, come Andrea Marcucci, ma anche i deputati della maggioranza non-renziani; per esempio il coordinatore dei "giovani turchi", Francesco Verducci, ha definito "una battaglia di retroguardia" la richiesta di preferenza della minoranza. In Commissione, dove si voteranno gli emendamenti tra il 21 e il 24 aprile, non dovrebbero esserci problemi. Questi si presenteranno invece in Aula.
Nei gironi scorsi, infatti, il bersaniano Alfredo D'Attorre, ha annunciato che chiederà il voto segreto su alcuni emendamenti. "Le battaglie si fanno a viso aperto - ha detto Boschi - e mi risulta difficile da accettare chi ricorre al voto segreto per portare avanti le proprie posizioni". C'è poi il tema del possibile ricorso alla fiducia, che Boschi non ha escluso, pur definendola "l'extrema ratio". Una ipotesi che fa "rabbrividire" Fabio Rampelli di Fdi, e ha indotto Toninelli e Brunetta a paragonare Renzi con Mussolini. E saranno questi due temi, voto segreto e fiducia, ad animare il dibattito nei prossimi giorni, visto che per quel che riguarda i contenuti è difficile pensare a modifiche alla legge.