"Questa mattina Fabio Tortosa verrà sospeso dal servizio". Così il capo della Polizia Alessandro Pansa ha risposto ai cronisti in merito alle frasi scritte su Facebook dal poliziotto a proposito dei fatti della Diaz. "Oggi i Reparti Mobili, la polizia, sono un'altra cosa, sono diversi. La polizia è paladina della legalità", ha sottolineato Pansa, aggiungendo che "se c'è qualcuno che sbaglia, sbaglia lui e verrà sanzionato".
Pansa firma oggi il provvedimento per sollevare dall'incarico il dirigente del Reparto Mobile di Cagliari, Antonio Adornato. Il dirigente aveva messo un 'like' al post sul massacro della Diaz pubblicato da Tortosa su Facebook.
"Mi sento una vittima sacrificale", ha commentato Tortosa. "Chiedo un pò di rispetto - ha aggiunto - la verità per me è riportare pace nella mia famiglia".
Il tweet di Alfano
"Tortosa sospeso dal servizio. bene decisione polizia. Abbiamo fatto il giusto e lo abbiamo fatto presto", ha scritto il ministro dell'Interno Angelino Alfano in un tweet commentando la sospensione di Tortosa
Tortosa sospeso dal servizio. Bene decisione #Polizia. Abbiamo fatto il giusto e lo abbiamo fatto presto.
— Angelino Alfano (@angealfa) 16 Aprile 2015
Vedova Raciti: 'Polizia non è questo'
"Mi dispiace quando passano messaggi non belli perché la Polizia non è questo, la Polizia è sempre al servizio della gente. E i familiari ne sanno qualcosa, perché abbiamo i nostri cari che non sono a completa disposizione". Marisa Grasso, vedova dell'ispettore Raciti, ha commentato così le frasi di Tortosa che su Facebook. "Mi dispiace sentire questo - aggiunge Marisa Grasso a margine dell'incontro 'Vivere lo stadio: una passione a rischio?' in corso all'Università La Sapienza di Roma - ma se c'è questo collega ci sono anche tanti colleghi di mio marito che sono caduti per difendere la vita. Rispetto il silenzio di chi non può parlare e ci ha dato un grande insegnamento".
Il commento su Carlo Giuliani "è la cosa di cui più mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace", aveva detto intervenendo a Sky TG24 Pomeriggio Fabio Tortosa. Tortosa aveva scritto tra l'altro: "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". Al padre di Giuliani l'agente dice: "Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa". A proposito delle parole del padre di Carlo Giuliani, che ha chiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di chiedere scusa a Carlo a nome dello Stato per le offese rivolte a suo figlio dal poliziotto, Tortosa ha poi spiegato: "non so se al signor Giuliani basteranno le scuse di un uomo dello stato che non ne è il capo, ma la colpa di quello che ho scritto è mia". "Ho perso un fratello che aveva quindici anni - ha proseguito - e so cosa significa per una madre e un padre sopravvivere al proprio figlio. Non esistono in questo momento 'sì', 'ma' o puntini di sospensione. Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".
Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, aveva chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover "chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato" per le "offese insopportabili" rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.
"Come Lei certamente sa - scrive Giuliani nella lettera a Mattarella - un agente della Polizia di Stato oltre a rivendicare con orgoglio la sua partecipazione alla 'macelleria messicana' della Diaz (ricordo sempre che l'espressione fu usata durante la testimonianza in tribunale dal vice questore Michelangelo Fournier) ha rivolto a mio figlio Carlo offese insopportabili". In alcuni messaggi postati su facebook ieri l'agente Fabio Tortosa ha scritto "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". "Concorderà con me, Esimio Presidente - prosegue nella lettera Giuliani - che un agente in servizio è un rappresentante dello Stato. Da qui la domanda che mi permetto di rivolgerLe non ritiene che Lei dovrebbe chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato? Resto fiduciosamente in attesa della considerazione che vorrà attribuire a questa mia richiesta", scrive Giuliani, concludendo la lettera "con il rispetto dovuto al capo dello Stato".
"Sono un servitore dello Stato orgoglioso di questa professione, non un torturatore. Se dire questo ha disturbato qualcuno ne prendo atto. Per quanto riguarda il profilo sul social con il post diffuso a scoppio ritardato, l'ho rimosso personalmente per stroncare sul nascere ogni ulteriore strumentalizzazione". E' quanto afferma l'agente Fabio Tortosa - attraverso la Consap, il sindacato cui appartiene - all'indomani delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione sulla Diaz. "Io di destra? No, ho votato Pd". Lo ha dichiarato a La Zanzara su Radio 24, Fabio Tortosa il poliziotto del Nucleo Celere che era alla Diaz la notte della 'macelleria messicana', che ha definito "azione ineccepibile".
Su Fb gruppo 'Fabio Tortosa fuori dalle forze ordine' - Su Fb è nato il gruppo 'Fabio Tortosa fuori dalle forze dell'ordine'che ha già raccolto 7.816 'mi piace'. Nella pagina, oltre a foto delle vittime del pestaggio alla Diaz, si legge:"grazie a tutti per le tante adesioni in pochissimo tempo! L'obiettivo della pagina è far vedere che "ci siamo" in quanto cittadini e che non siamo più disposti ad accettare dichiarazioni di apologia di fascismo e condotte indegne di un paese che vuol chiamarsi democratico da parte delle forze dell'ordine". "Vogliamo "fare la conta". Se avremo i numeri, e questo dipende da VOI, promuoveremo una petizione per chiedere che Tortosa non faccia più parte della Polizia di Stato, sperando che questo costituisca un utile precedente... Perciò vi chiediamo di promuovere questa pagina: condividete i post, invitate i vostri amici. Dobbiamo, tutti, essere veloci: oggi è la notizia di giornata, tra (molto) poco non se ne parlerà più".
"Ero alla Diaz, rientrerei mille volte" - "Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Tre righe su Facebook scritte da un poliziotto che 15 anni fa partecipò all'irruzione della Polizia, poi finita nel massacro dei manifestanti, riaprono una ferita mai davvero rimarginata, per le troppe omissioni da parte di chi doveva dare delle risposte chiare e nette. Tanto che Renzi, proprio da Genova, sottolinea che si deve fare "chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilità politiche di chi ha gestito" la vicenda della Diaz. A scatenare l'ennesima bufera su quella maledetta notte è Fabio Tortosa, poliziotto oggi 50enne che quel 20 luglio era a Genova, aggregato al VII Nucleo sperimentale, quello di Canterini. Quello che, stando alle sentenze, ha avuto un ruolo non marginale nel massacro dei giovani che si trovavano alla Diaz. Nessuno di quegli uomini ha pagato con un giorno di prigione: lo stesso Canterini e i capisquadra condannati in Appello, hanno visto cadere la loro condanna in Cassazione per via della prescrizione. Tortosa è un sindacalista della Consap, uno dei sindacati di polizia: oggi fa parte della consulta nazionale del sindacato dedicata proprio alle problematiche e alle tecniche operative dei reparti mobili, afferma di aver votato Pd e di non capire le critiche che gli sono state rivolte.
Il post - poi rimosso assieme alla pagina Facebook - lo ha scritto il 9 aprile, due giorni dopo la sentenza della Corte di Strasburgo che ha condannato l'Italia definendo "tortura" quel che accadde alla Diaz. E il giorno dopo ne ha aggiunto un altro, di tenore ancora più forte: "Esistono due verità - ha scritto - ...la verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia e del mio fratello Massimo Nucera....la verità processuale è stata delineata da tale Zucca (il Pm dei processi, ndr) e i suoi sgherri che tengo a sottolineare non essere infallibili, basti vedere la loro storia". E poi esiste, aggiunge Tortosa, "la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla". Fino ad arrivare alla conclusione: "quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia...Tranquilli, non vogliamo la pietas di nessuno sappiamo che siamo quelli ignoranti, scampati alla disoccupazione, lontani dai vostri salotti radical chic, dal vostro perbenismo becero, dal vosto politically correct".
Il post, poi rimosso
Il Dipartimento della Pubblica sicurezza ha immediatamente avviato gli accertamenti e non esclude, "conseguenti procedure disciplinari". Laddove, prosegue "l'autorità giudiziaria non dovesse ravvisare profili di rilevanza penale". Ma non solo: l'azione disciplinare scatterà "sia nei confronti dell'autore del post che nei confronti di tutti coloro che, se appartenenti alla Polizia di Stato, hanno effettuato commenti censurabili". "Faremo presto chiarezza su fatti di simile gravità, con tutta la celerità necessaria e con il dovuto rigore" ha confermato il ministro dell'Interno Angelino Alfano non escludendo alcun provvedimento, "anche quello di massima severità", vale a dire la sua destituzione. Che serva un'operazione pulizia sul G8, è ormai chiaro a tutti. Lo dice lo stesso Matteo Renzi, proprio da Genova, continuando a ribadire la fiducia in De Gennaro - "no a capri espiatori" - ma ammettendo che ancora "non è stata fatta chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilità politiche di chi ha gestito quella vicenda".
Dunque "certo che ci sto a fare una discussione vera su quello che accadde". Dal canto suo, nonostante la bufera che gli è piovuta addosso e gli altri sindacati che parlano di "onta per la Polizia", di "sconcerto e dolore", Tortosa tira dritto: "le mie parole sono state travisate. Non confermo niente perché non so neanche qual è la critica: sono stato chiamato ad un'operazione di ordine pubblico alla quale sono intervenuto. Per quella che è stata la nostra realtà operativa, non è successo nulla di quanto sta emergendo in questo periodo". Il massacro, aggiunge, "non è stato operato né da me né dalle persone che erano al mio contatto visivo". Insomma, "il nucleo ha rispettato tutte le norme, le leggi e le prassi". Quella della Diaz, conclude, "rimarrà una pagina nera per questo paese, ma chi c'era sa che è venuta fuori solo una parte della verità". Peccato che chi c'era, Tortosa ma anche altre decine di poliziotti che erano con lui alla Diaz e che non sono mai stati identificati, non ha mai parlato davvero. Innanzitutto con i magistrati.