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Il rebus dei numeri

Margine di almeno 90 voti per Renzi, ma resta nodo emendamenti

Sarà martedì il primo 'test sul terreno' per la maggioranza che, fra pochi giorni, è chiamata a portare l'Italicum in cassaforte. In Aula alla Camera andranno infatti in scena le questioni pregiudiziali richieste - con scrutinio segreto - dall'opposizione e sulle quale il governo ha scelto di non porre la fiducia, 'fidandosi', così, della sua maggioranza. Per il sì, servono almeno 316 voti. Renzi, sulla carta, può contare su circa 410 deputati e su un margine che, quasi certamente, non potrà evaporare: 90 voti o poco più.

Ai confini tracciati dall'appartenenza ai gruppi che siedono in Assemblea vanno tuttavia accompagnati una serie di fattori chiave: uno su tutti, il dissenso interno nel Pd. La minoranza Dem, sulla carta, conta su un centinaio di parlamentari, numero più o meno equivalente a quello dei non votanti al momento del sì all'Italicum nell'assemblea dei deputati Pd. Il numero di coloro che, nel segreto dell'urna, non voteranno le pregiudiziali dovrebbe essere però di gran lunga più basso e se, pallottoliere alla mano, a non votare (sempre con scrutinio segreto) il testo finale sarà una porzione di esponenti della minoranza che va dai 20 ai 40 deputati, martedì il dissenso si prospetta, nei numeri, ben meno corposo.

L'arco delle opposizioni, almeno apparentemente, si presenta invece unito (ma Antonio Matarrelli di Sel si è dichiarato pro-Italicum) nel dare battaglia alle legge elettorale. Con qualche eccezione che, nel segreto dell'urna, potrebbe emergere: a cominciare da FI, dove la truppa dei 'verdiniani' consta di una decina di deputati. Il dissenso Dem, invece, è destinato a rimpicciolirsi nel caso in cui il governo opti per mettere la fiducia sui tre articoli dell'Italicum.

A parte il gruppo dei 'duri e puri' - da D'Attorre a Fassina, da Bindi a Civati - la minoranza è in grandissima parte orientata a votare la fiducia che potrebbe presentare qualche rischio (ma il margine resta di 90 deputati) solo nel caso in cui le opposizioni optino per l'Aventino.

In Aula infatti deve esserci la metà più uno dei votanti e non a caso, ai deputati Pd è giunto l'sms di allerta per richiamare tutti ad essere presenti già nel voto sulle pregiudiziali. E se il voto segreto sul testo finale potrebbe presentare fino a 40 dissidenti Pd (da sinistraDem ai bersaniani), il rischio 'debacle' sembrerebbe nascosto solo su un eventuale voto segreto sull'emendamento sull'apparentamento al doppio turno, punto che attrae anche pezzi degli 'alleati minori' di Renzi, da Ap a Sc. Ma è un rischio che, con la fiducia, risulterebbe polverizzato.

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