E' una polemica che non si placa facilmente quella divampata tra sindacati e Governo, ai ferri corti per la riforma della scuola. Al ministro Maria Elena Boschi il leader della Cgil, Susanna Camusso, replica decisa: "questa sua idea che la scuola sarebbe proprietà del sindacato è tipica di un governo che non vuole fare i conti col Paese". "Viene il sospetto - aggiunge - che tanta arroganza che il governo mette nel negare le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola sia il segno che in realtà siano loro a non avere un progetto". Contro il ministro delle Riforme si scaglia pure la Gilda. "Quando afferma che la scuola è in mano ai sindacati, compie un' opera di vergognosa mistificazione. Lo scorso 5 maggio ha scioperato l'80% degli insegnanti e in piazza a protestare contro una pessima riforma c'era l'intero popolo della scuola. I sindacati - fa notare il coordinatore nazionale Rino Di Meglio - sono soltanto uno strumento organizzativo che ha consentito di far emergere il dissenso. Il Governo, invece di aprire un dialogo, attraverso i suoi esponenti insulta gli insegnanti". E la Gilda avverte: "La lotta degli insegnanti non si ferma, stia sereno chi di dovere".
Replica il ministro su Facebook: sulla scuola "ho solo detto una piccola e forse banale verità: la scuola funziona se appartiene alle famiglie, agli insegnanti, agli studenti, al territorio. Non solo ai sindacati. Poi è giusto rispettare il lavoro di tutti, anche dei sindacati. Ma forse è anche giusto rispettare le idee altrui. "Non ho offeso nessuno", afferma Boschi. "Spero che il clima torni disteso, per un confronto di merito equilibrato e civile. Noi ci siamo, pronti ad ascoltare e senza attaccare nessuno". Mentre il ministro Stefania Giannini ha ribadito che il ddl "porterà una rivoluzione educativa", è evidente che gli insegnanti non intendano stare a guardare come dimostra il bombardamento di post - "Noi non voteremo più il Pd perché indignati dal ddl La Buona scuola" - sulla bacheca Facebook del presidente del Consiglio Matteo Renzi; il testo del messaggio è standard, i mittenti per lo più si dichiarano insegnanti ed "ex" elettori del Pd.
"Dalle parole del titolare del dicastero delle Riforme trapela una mancanza di rispetto per le parti sociali, per i lavoratori e per chi li rappresenta. Per realizzare un testo di riforma utile alla scuola, caro ministro, c'è solo una soluzione: riscriverlo daccapo assieme a loro", suggerisce l'Anief. Se il M5S si dice disinteressato della polemica Boschi-sindacati (ma resta convinto che quella varata dall'Esecutivo sia una "pessima riforma") Sel, invece, stigmatizza sia le dichiarazioni del giovane ministro sia le parole della senatrice Puglisi: "durissimi attacchi ai sindacati rei di aver portato in piazza decine di migliaia di persone contro la buona scuola del governo invece di stare zitti. Peccato che gli insegnanti si sentono rappresentati dai sindacati e non dal governo. Forse è proprio questa la ragione di tanto livore?".
E pure all'ex ministro Gelmini pare esagerato l'accanimento: "Non condivido il fatto di ritenere tutto il sindacato refrattario al cambiamento, non è così", "io stessa sono sempre stata critica con una parte del sindacato, quella più estrema e più refrattaria al cambiamento però non credo che si debba fare di tutta l'erba un fascio". Il ddl comunque continua la sua corsa. Licenziato dalla commissione Cultura, prima di arrivare in Aula, alla Camera (il 14) dovrà ancora superare alcuni esami, primo fra tutti quello della commissione Affari costituzionali (previsto per il primo pomeriggio di domani). Intanto, domani per le classi seconde delle scuole superiori torna l'annuale appuntamento con il test Invalsi e con il concomitante sciopero dei Cobas che da sempre osteggiano "la scuola-quiz".