Avvertimento del presidente del Senato Pietro Grasso dopo che ieri c'è stata l'ennesima fumata nera per l'elezione di tre giudici della Consulta. Se anche il termine di martedì "non sarà utilmente utilizzato al fine di arrivare alla nomina - avverte - si può ritenere che sia venuto il momento di scrutini ad oltranza, finché non si arrivi ad una soluzione". "Dopo 28 scrutini - ha spiegato Grasso a margine di una iniziativa a Firenze - penso che pretendiamo che il nostro Parlamento e la politica possano finalmente dare una risposta. In un momento di crisi internazionale, è una debolezza che non possiamo mostrare, nell'impossibilità di non riuscire a nominare tre giudici costituzionali, mettendo in crisi anche il funzionamento e l'efficienza di un organo costituzionale". "Noi - ha concluso - siamo al punto che abbiamo dato, anche fino a martedì prossimo, dei giorni perché maggioranza ed opposizione possano trovare delle soluzioni", ma poi una soluzione va trovata.
Ieri le divisioni dentro i partiti della maggioranza e dentro Forza Italia hanno condotto al fallimento del tentativo di eleggere i tre giudici costituzionali che mancano per completare il plenum della Corte. Il quorum di 570 preferenze non è stato raggiunto da nessuno dei tre candidati su cui la maggioranza ed Fi aveva stretto una intesa: Augusto Barbera, Francesco Paolo Sisto e Giovanni Pitruzzella. Esulta M5s che rivendica la propria "centralità" e chiede un azzeramento delle candidature, mentre Pd e Fi ribadiscono il loro sostegno a Barbera e Sisto.
Quando alle 13 inizia la riunione del Parlamento in seduta congiunta, i tre candidati sulla carta possono contare sui 559 voti dei deputati e senatori della maggioranza, e dei 95 parlamentari di Fi. Senza contare il "soccorso" di Ala, il partito di Denis Verdini, che annovera 20 parlamentari. Insomma sulla carta in tutto ci sono oltre cento preferenze in più del quorum di 570 necessario per eleggere i tre alla Corte costituzionale: una maggioranza in teoria a prova di franchi tiratori. Alla fine però arriva la doccia fredda: Barbera fermo a quota 536 voti, Sisto a 511 e Pitruzzella 492.
A impallinare i tre non sono stati però singoli franchi tiratori, ma un dissenso politico all'interno dei partiti che avrebbero dovuto sostenere tre i candidati. Diversi bersaniani del Pd, anche se non tutti, hanno votato scheda bianca. Barbera, spiega un parlamentare che chiede di non essere citato, "è un ultrà delle riforme di Renzi", per cui è "impossibile" sostenerlo. E poi culturalmente il professore bolognese è sempre stato un sostenitore del maggioritario e del semipresidenzialismo alla francese, ben lontano dal proporzionalismo e dal sistema tedesco amato dalla "ditta". E poi l'intesa con Fi evocava il Patto del Nazareno.
Ma anche nel campo dei centristi ci sono state frizioni e incomprensioni: Giovanni Pitruzzella, candidato dei partiti centristi, ha fatto storcere il naso ai deputati di Per l'Italia, come già martedì aveva chiaramente detto Lorenzo Dellai, che chiedeva un candidato cattolico-popolare. Alla fine il nome proposto da Pi, Gaetano Piepoli, ha ottenuto 56 voti, ben oltre i 15 dei parlamentari del suo gruppo. Segno che qualcosa non ha funzionato.
Quanto a Sisto, il parlamentare azzurro è stato impallinato dal "cupio dissolvi" di Forza Italia , che ha certificato la quasi impossibilità di trovare una intesa che la coinvolga. Infatti è dal 12 giugno 2014 che il partito di Berlusconi avrebbe dovuto esprimere un candidato d'area, riuscendo però a bruciare molti candidati di alto profilo, da Antonio Catricalà a Francesco Caramazza, Maria Elena Sandulli e Stefania Bariatti. Fine che rischia di fare anche Sisto, tanto che alcuni "azzurri" già in serata parlavano della candidatura di Giovanni Guzzetta.
Con buone ragione il pentastellato Danilo Toninelli ha potuto commentare: "Penso che oggi noi siamo più che mai necessari". M5s chiede però di "cambiare metodo", vale a dire di puntare a una terna del tutto estranea alla politica, non solo presente ma anche passata. Un metodo incarnato dal candidato proposto da M5s, il professor Franco Modugno, che oggi ha ricevuto 140 voti, più dei 127 in mano al movimento di Grillo e Casaleggio. Tuttavia sia il capogruppo del Pd, Ettore Rosato, che Fi, hanno affermato che le candidature di Barbera e Sisto rimangono in campo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nei giorni scorsi aveva sollecitato una prova di unità del Parlamento consentisse l'elezione resta preoccupato per la funzionalità stessa della Corte, che con 12 giudici è oggi al limite del numero legale (11). Il premier Matteo Renzi, poi, è fortemente contrariato, anche con il proprio capogruppo. I presidente di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno definito "grave" l'ennesimo fallimento. "Nelle prossime ore comunicheremo la data della nuova seduta comune, che si terra' a breve", hanno aggiunto facendosi interpreti delle altre alte magistrature dello Stato.