"Non ho mai parlato a nessuno della mia intenzione di passare documenti ai giornalisti. Neanche a Francesca Chaouqui di cui non mi fidavo. Era un modo di pagare la mia libertà. Prima di conoscere i giornalisti non mi era venuto in mente. Ma poi l'ho fatto". E' uno dei passaggi della deposizione di oggi di mons. Lucio Vallejo Balda, interrogato dalle parti difensive, nel processo 'Vatileaks 2'. "Francesca si vantava di avere informazioni della mia vita privata, dei miei beni, delle mie proprietà e pure dei miei problemi col fisco".
Ieri le prime ammissioni del monsignore in un interrogatorio-fiume di tre ore.
"Sì, ho passato documenti ai giornalisti", incalzato dalle domande dei promotori di giustizia, questa l'ammissione fatta da mons. Lucio Vallejo Balda nel processo. "Ha dato a Nuzzi l'elenco di 5 pagine con 87 password della sua mail alla Commissione Cosea?". "Sì, ma avevo la netta sensazione che le possedesse già". Nel suo interrogatorio in aula, che continuerà domani, Vallejo ha comunque descritto il clima di pressioni e condizionamenti che dopo il termine dei lavori Cosea subiva da Francesca Chaouqui.
Tra i motivi per i quali mons. Vallejo Balda temeva Francesca Immacolata Chaouqui anche il fatto che "lei mi aveva detto di essere il numero due dei servizi segreti italiani". Lo ha detto nel corso dell'interrogatorio-fiume lo stesso prelato spagnolo nell'udienza del processo Vatileaks. Mons. Vallejo ha aggiunto che credeva di essere controllato.
Il giornalista Emiliano Fittipaldi, imputato al processo ha riferito di un clima teso tra Balda e la Chaouqui.