Tanti fiori, applausi e suono di tamburi: in questo modo sono stati accolte presso la Comunità di Sant'Egidio a Roma le tre famiglie provenienti da Lesbo che hanno lasciato l'isola greca grazie all'intervento di Papa Francesco. Tra i primi a parlare è Nour, che insieme al figlio di due anni e al marito Hassan, ingegnere di Damasco, è "finalmente arrivata in Europa". "Ringrazio tutti e soprattutto il Papa per l'opportunità che ci è stata data. A questo punto io e la mia famiglia speriamo di coinvolgere quanto più possibile l'opinione pubblica sul tema drammatico dei rifugiati".
Ha tenuto a dire la sua anche il marito Hassan, il quale, dopo essersi scusato per la stanchezza, ha voluto dare "un grande grazie a Papa Francesco per un gesto che è emozionante e di speranza. Ringrazio Dio per questa opportunità che apprezziamo tantissimo visto il terrore che abbiamo subito a Damasco, da dove siamo dovuti scappare. Io con mia moglie e mio figlio - ha aggiunto Hassan - siamo partiti dalla periferia di Damasco e abbiamo raggiunto la Turchia e da lì - pagando 3 mila euro - siamo potuti arrivare in Grecia con un gommone".
La situazione a Lesbo, ha aggiunto Hassan, "negli ultimi giorni era molto difficile, perché c'era tantissima gente, tantissimi bambini e non si stava bene soprattutto per colpa del freddo e la mancanza di energia elettrica nelle tende. A Lesbo siamo stati quasi un mese visto che siamo arrivati il 18 marzo, e in quel momento non si stava male perché la gente era poca e le strutture funzionavano. Paura, commista a panico, l'abbiamo avuta dopo il blocco delle frontiere del 22 marzo che ci ha trovato impreparati. Ad aggravare la situazione anche l'impossibilità, a quel punto, di poter tornare indietro, visto che ci è stato comunicato che la Turchia aveva chiuso le frontiere".
Alla richiesta su cosa succederà in futuro Hassan, per la prima volta, ha sorriso: "pensiamo che ci è andata bene - ha risposto - e speriamo che sia possibile per me e la mia famiglia rimanere in Italia. Per questo voglio ringraziare Dio, il Papa e la Comunità di Sant'Egidio. Mi hanno commosso i saluti del Papa, che abbiamo incontrato due o tre volte e soprattutto - ha concluso - gli abbracci affettuosi che ha riservato ai bambini. In ogni caso - ha sottolineato - spero anche, un giorno, di poter tornare in Siria, quando finalmente in quel Paese sarà tornata la pace".
Felice di parlare con la stampa, anche se impaurito, Osama, arrivato a Roma con la moglie Wafa e due figli adolescenti "vorrei dire un grazie grandissimo per lo sforzo che tutti voi state facendo a favore dei rifugiati. Spero che i miei figli possano riprendere a studiare, perché questo sarebbe importante per il loro futuro. Sono felice - ha concluso - di essere qui in Italia, anche se prima della fuga dal nostro Paese pensavamo di andarcene in Germania".