Matteo Renzi da Firenze lancia la campagna per il Sì al referendum costituzionale di ottobre. Un'occasione per fare il punto anche sui due anni dall'inizio del suo governo con il premier che rivendica, in particolare, i passi avanti fatti su ripresa e lavoro replicando implicitamente anche alle critiche ricevute ieri dai sindacati.
Il premier è a Firenze per un faccia a faccia con il premier Giapponese Shinzo Abe.
"Il lavoro di questi due anni - ha detto parlando dell'attività di governo - ha prodotto un cambiamento radicale ma la sfida più grande inizia adesso". "Noi vinceremo il referendum" sulle riforme costituzionali. "Io ne sono certo, però quello che è più importante di vincere il referendum è coinvolgere gli italiani". "Io sono in prima fila perché si capisca che da questa sfida dipende il futuro delle nostre istituzioni", ha detto il premier.
"Io non sarei mai arrivato a Palazzo Chigi - sostiene il premier - se non avessi avuto una straordinaria esperienza di popolo. Ora c'è una partita che da solo potrei anche vincere ma non basterebbe. Nel referendum la domanda è molto semplice: sì o no. Ma lì dentro c'è molto di più: c'è la riforma istituzionale", ha aggiunto ribadendo che "la riforma non è contro chi ha combattuto per la libertà. Con il referendum - ha proseguito - un presidente della regione non guadagnerà più del presidente del Consiglio, ma neanche più del presidente degli Stati Uniti... Certo non si fanno le riforme per questo ma comunque.... Tutte queste cose determineranno divisione tra l'Italia che dice sì e l'Italia che sa dire solo no. Io non mi risparmio: non siamo noi a vincere questa sfida. La rottamazione non vale solo quando si voleva noi: se non riesco vado a casa. E' essenziale che ognuno di voi si prenda un pezzettino e da domenica 15 maggio pubblicheremo come fare".
"L'Italia - sostiene Renzi - è una grande potenza mondiale ed è importante perché il mondo sia un po' meno confuso. E' più facile farlo perché siamo nati a Firenze, perché qui si rispettano gli altri ma sappiamo avere lo sguardo alto, anche sul mondo. Negli ultimi anni l'Italia aveva smarrito filo politica estera, c'è un grande bisogno di Italia in Europa che se no diventerebbe troppo tecnocratica", ha aggiunto ricordando anche l'impegno in Libia e il fatto che l'Italia ha un sistema di intelligence "tra i migliori al mondo. Lo avessero tutti". Chiudere la frontiere, ha poi detto, "come voleva Salvini non è una risposta. Bisogna investire in sicurezza, ma bisogna investire anche nelle periferie".
"Se partono gli investimenti - dice poi il premier a proposito delle prospettive economiche nazionali - l'Italia riparte. Cose che si sanno, ma le ridico per dire che tutto quello fatto è enorme, ma non basta: la vera sfida inizia adesso. Ora ci criticano quelli che due anni fa hanno firmato il fiscal compact. Tra il 10 e il 12 maggio votiamo le unioni civili, probabilmente con la fiducia, e il 25 maggio ci sarà il voto della legge sul terzo settore".
"Giusto preoccuparsi delle aziende in crisi, Sulcis, Guess: grazie a Job act 398 mila persone in più che lavorano. Non basta". Renzi ha ricordato anche 350 mila disoccupati in meno. "Ieri quasi 400 mila persone hanno potuto festeggiare la giornata del lavoro".
"Lobby delle banche... Io al massimo potrei fare la lobby degli scout... Ma anche sul tema delle banche abbiamo eliminato il meccanismo atroce e assurdo delle banche popolare, garanzie alle banche di credito cooperativo e salvato i correntisti di quelle banche che rischiavano di perdere le obbligazioni, per le quali si è provveduto a trovare soluzione". Renzi ha poi aggiunto che "i problemi delle banche non si originano qui, ma che hanno visto intere classi dirigenti reggersi l'un l'altra. Abbiamo messo la parola fine, e adesso diciamo portiamo le banche a dare credito alle piccole imprese, alle famiglie. Il punto fondamentale - ha proseguito il premier - è che ancora non siamo riusciti a restituire all'Italia quel sentimento di orgoglio, di appartenenza, di passione, fondamentale per una grande impresa. A Firenze è cambiato tutto quando ho pedonalizzato piazza Duomo: non ci credeva nessuno.... Molto più importante del pil, dell'Irap... quello che sta nell'agenda è restituire agli italiani l'orgoglio di appartenere qualcosa di grande".