Torna in commissione alla Camera il ddl sul trattamento economico e previdenziale dei membri del Parlamento. Lo ha stabilito l'Assemblea di Montecitorio con 109 voti di differenza. A favore del rinvio in commissione ha votato la maggioranza. Contro, tutte le altre forze politiche tranne i deputati di Conservatori e riformisti che si sono astenuti.
Beppe Grillo a Montecitorio per assistere ai lavori parlamentari sul provvedimento. "Questa non è una legge per tagliare, che è una brutta parola, una parola violenta, un atto di buona volontà di cui anche la Chiesa è contenta... Pensate il Papa come ne sarebbe contento", aveva commentato.
Cosa farò oggi in tribuna a Montecitorio? "Guarderò con affetto cosa fanno...", aveva detto Beppe Grillo arrivando a Montecitorio.
Il blog di Grillo, con un post di Di Maio, aveva chiesto a Renzi di presentarsi in aula e di dare ai suoi indicazione di voto favorevole, annunciando per il pomeriggio "un sit-in in piazza a Montecitorio di incoraggiamento al Pd prima della votazione in Aula". "Stateci vicini e fatevi sentire, anche oggi porteremo la vostra voce dentro il Parlamento", si legge. "Tagliatevi lo stipendio la vera riforma è questa": è la scritta su un lungo striscione sorretto dai parlamentari M5s davanti l'ingresso di Montecitorio.
"Quella di oggi è la dimostrazione plastica di quello che sono questi politici: sono indignato! Spero che a dicembre metteremo fine a questo disgusto": così il deputato M5s Alessandro Di Battista in piazza a Montecitorio con un drappello di parlamentari, dopo il rinvio in commissione del ddl. "Siamo Davide contro Golia ma non molleremo di un centimetro! Viva la Repubblica viva la sovranità popolare", ha detto Di Battista agli attivisti M5S, circa un centinaio, venuti a Montecitorio per attendere l'esito del voto sulla proposta di legge del Movimento sul taglio delle indennità. La piazza urla: Onestà, onestà e Di Battista annuncia: "Fino al 4 dicembre si va avanti, saliremo sui treni per difendere quei brandelli di sovranità popolare che ancora resistono".
"Da pace e bene a pace e rumina": è questo il titolo del post di Beppe Grillo in cui il leader del M5s intervenendo sul rinvio del ddl sul taglio degli stipendi dei parlamentari paragona i deputati Pd a "vacche autonominatosi sacre". Il loro "è il modo più profondo di tradire la fiducia, e il mandato che hanno ricevuto dagli elettori: una questione di fedeltà al mandato Costituzionale", si legge nel post.
E il premier Renzi, in serata, ospite a Porta a Porta, fa una richiesta a Bruno Vespa: "Mi invita un giorno in trasmissione con Grillo, si fa due chiacchiere?". "Grillo è nato dicendo al Vaffa day: vogliamo i referendum propositivi e sono in riforma, le petizioni popolari devono essere per forza discusse ed è in rifoma, c'è la riduzione dei senatori e sono cancellati i rimborsi dei consiglieri regionali. Grillo in difficoltà deve dire no e si è inventato la mossa di oggi". "I cinque stelle oggi hanno chiesto di dimezzare lo stipendio, noi siamo disponibili a condizione che non sia un giochetto. I Cinque stelle hanno detto che prendono 2-3000 euro al mese poi vai a scoprire che con i rimborsi ne prendono 11000 esattamente come quelli del Pd. Questi stipendi sono troppo alti, ma se devi dimezzare devi farlo su tutto", ha detto Renzi. "Io dico - prosegue - ridurre gli stipendi dei parlamentari, metterlo con la presenza 'se stai in aula e voti è un film', altrimenti è un altro film. Chi non ci va mai io non lo pagherei. Questi che non ci vanno mai ci stanno prendendo in giro. Se i parlamentari oggi si dimezzano lo stipendio prendono quanto prende il premier che arriva tranquillamente alla fine del mese".