Romano, cattolico, ex ufficiale dell'aeronautica, giornalista, ex commissario europeo, grande tifoso juventino e, soprattutto, per anni l'uomo di Berlusconi a Bruxelles: in sintesi, è questa la storia di Antonio Tajani, che si avvia verso la guida del Parlamento Ue.
Dopo il liceo al Tasso di Roma, la laurea in giurisprudenza e l'aeronautica, con specialità in difesa aerea, Tajani si lancia nel giornalismo, prima a 'Il Settimanale', quindi al Gr1 e infine come responsabile della redazione romana de 'Il Giornale'. Da qui, grazie a Silvio Berlusconi, il passaggio alla politica, che aveva già abbracciato in gioventù con la militanza nel Fronte Monarchico giovanile.
Tajani è uno dei fondatori di Forza Italia, coordinatore regionale del partito nel Lazio e portavoce del Cavaliere, nel governo Berlusconi I del 1994-95. Sconfitto alle elezioni per il parlamento nazionale nel 1996 nel collegio di Alatri e quindi da Walter Veltroni per la corsa a sindaco di Roma nel 2002, Tajani ha decisamente più fortuna in Europa. Approdato a Strasburgo nel 1994, è eletto eurodeputato ed è uno degli artefici dell'ingresso di Forza Italia nel gruppo Ppe, di cui diventerà vicepresidente nel 2002.
Rieletto costantemente al Parlamento europeo, in cui difende a più riprese Berlusconi dagli attacchi portati dal centro sinistra dell'emiciclo, abbandona nel 2008 Strasburgo per prendere il posto di Frattini nella Commissione Barroso I, di cui diventerà vicepresidente e titolare ai trasporti, supervisionando il salvataggio di Alitalia e promuovendo la carta dei diritti dei passeggeri aerei. Nel 2009 entra nel gabinetto Barroso II e passa all'Industria e al Turismo. Di questi anni è la battaglia, vinta, contro la chiusura della fabbrica della Tenneco a Gijon, in Spagna, che gli valse il nome di una strada della città asturiana. Una lotta che Tajani stesso ha voluto ricordare, in spagnolo, nel suo intervento in plenaria prima del voto.
Nel 2014 il governo di Matteo Renzi punta tutto su Federica Mogherini per il ruolo di Alto rappresentante. Tajani abbandona la Commissione rinunciando ai 468 mila euro di indennità ma rimanendo in Europa, eletto ancora a Strasburgo per Forza Italia. Due anni e mezzo fa l'Eurocamera lo elegge primo vicepresidente con un record di voti. La guida del Parlamento rappresenta la consacrazione di una carriera.