Quando è sera, una riunione nell'ufficio di Roberto Speranza dà il via al processo della scissione. Con Pier Luigi Bersani, tra i 12 e i 15 senatori e una ventina di deputati lasciano il Partito democratico per costruire un nuovo soggetto di centrosinistra. Dicono addio al Pd anche Massimo D'Alema ed Enrico Rossi. E da subito le loro strade si incroceranno con quelle di una pattuglia di ex Sel. Si proveranno poi a unire le forze con il Campo progressista di Giuliano Pisapia.
Ma intanto giovedì o venerdì nasceranno i gruppi parlamentari. E a marzo si terrà il primo evento politico del nuovo soggetto: un movimento, non un partito, almeno nella prima fase. Perché l'obiettivo è aggregare il centrosinistra e attrarre gli elettori delusi dal Pd di Renzi ma anche da M5s.
Il nuovo percorso si apre con uno strappo, quello consumato da Michele Emiliano. Il governatore pugliese aveva unito le forze con Speranza e Rossi per il congresso Pd ad autunno, con loro aveva minacciato la scissione. Ma da domenica sera un lungo tira e molla, una sequela di contatti tesi, sono stati il preludio alla rottura. E la decisione del governatore di restare nel Pd ha consumato un 'divorzio' amaro, che irrita e amareggia i bersaniani: "Non mi ha neanche telefonato", lamenta Rossi. E' la scissione nella scissione, malignano i renziani. "Ha scelto di candidarsi nel PdR", il Partito di Renzi, sibila Speranza. "Meglio perderlo che trovarlo uno ondivago come lui: ora le primarie Pd saranno il festival dell'antipolitica", sussurra un senatore bersaniano.
Ma, ammette un suo collega, la rottura del patto con Emiliano indebolisce la partenza del nuovo soggetto e aumenta i dubbi di chi tra i parlamentari è ancora in forse. Sia i bersaniani che Rossi hanno maturato la decisione di lasciare il Pd nell'assemblea di domenica. Fino all'ultimo si è atteso Emiliano. Ma nella direzione del pomeriggio, assente "il capo" Renzi, "l'estremo tentativo di mediazione di Cuperlo si è scontrato - ironizza Nico Stumpo - con una burocrazia di stampo sovietico".
Il congresso Pd sarà fatto "solo per reincoronare Renzi", osserva Enrico Rossi. In serata Speranza annuncia il nuovo soggetto: è il momento di intraprendere "un nuovo cammino verso un soggetto del centrosinistra che miri a correggere le politiche che hanno allontanato dal nostro campo molti lavoratori, giovani e insegnanti". Un annuncio di battaglia sui provvedimenti: il nuovo gruppo garantirà sostegno al governo ma soprattutto al Senato, dove sarà determinante, farà sentire il proprio peso, a partire dai decreti attuativi della scuola.
Non tutti i bersaniani lasceranno il Pd (erano 20 al Senato e 40 alla Camera). A Palazzo Madama si contano ad ora 12 senatori che aderirebbero al nuovo gruppo (Gotor, Fornaro, Migliavacca, Pegorer, Corsini, Casson, Dirindin, Guerra, Gatti, Sonego, Ricchiuti, Manconi) a cui si potrebbero aggiungere altri o tre parlamentari (circolano i nomi di Mucchetti, Tocci e Micheloni).
Alla Camera, dove nella serata di martedì Speranza riunisce una ventina di deputati in uscita dal Pd, lasciano Bersani, Stumpo, Zoggia, Giorgis, Agostini, Leva. Con loro ci sarebbero anche Albini, Cimbro, Mugnato, Murer, Bossa, Fontanelli, Fossati. Inoltre a Montecitorio entrerebbero nel nuovo gruppo gli ex di Sel vicini ad Arturo Scotto: una pattuglia che potrebbe arrivare fino a 16 deputati, di cui fanno parte Bordo, Ferrara, Piras, Quaranta, Melilla, Fava, D'Attorre, Nicchi, Duranti. Quanto al nome dei gruppi, la discussione sarebbe ancora aperta. Rossi vuole che ci sia la parola "Socialisti", altri caldeggiano "Sinistra" o "Progressisti", ma c'è anche chi preferisce 'aggettivare' il nome con una formula come "Uguaglianza e libertà".