"So che non sarei niente se non ci fosse una comunità ma basta litigi, non si spari sul quartier generale". Matteo Renzi torna ufficialmente segretario del Pd. E apre così la nuova stagione al Nazareno. Con l'impegno a fare "di più" sul territorio e sul web. Con al centro tre parole: lavoro, casa (dunque sicurezza), mamme (diritto alla maternità). E con l'impegno a "dare una mano" al governo Gentiloni fino a quando ("non decido io") si andrà a votare. Bisogna stare uniti, è l'appello, per sfidare M5s e destra. Ma già si apre il confronto interno con gli ex sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano. Con il ministro che attacca la "rottamazione fallita" e invoca unità a sinistra: "A Berlusconi preferisco Bersani".
Scenografia tricolore, sulle note di "Ho avuto un futuro" di Ligabue e "Tomorrow people" di Ziggy Marley, Renzi è proclamato segretario dall'assemblea nazionale Pd. Al fianco avrà Maurizio Martina vicesegretario e Matteo Orfini presidente (su di lui però non votano gli orlandiani). E nel giorno in cui le presidenziali francesi accendono la speranza di una nuova "terza via" in asse con Emmanuel Macron, Renzi invita i suoi a guardare oltre "chiacchiericcio e litigi" e alzare le ambizioni: "Il Pd non è un taxi per il governo del Paese ma uno strumento per cambiare l'Ue". Il nuovo mandato lo aprirà domani con un incontro a Milano con Barack Obama, venerdì a Bologna parlerà di Ue con Romano Prodi.
Ma in "casa" deve fare i conti con un sistema istituzionale "impantanato": "Guardo al secondo turno francese e rosico. Macron passa col 23%, noi col 41% a casa". Sulla legge elettorale che 'blocca' il sistema, però, il segretario non accetta che il Pd sia "capro espiatorio". E "con deferenza" dice al presidente Sergio Mattarella che la proposta spetta ai partiti del "no" al referendum: il Pd - promette - farà l'accordo "con chiunque" purché "decente". Quanto al rapporto con il governo, vero nodo dei mesi che verranno, Renzi scandisce: "Il Pd non metterà in discussione il sostegno" a un governo che opera in "continuità". E, promette, "darà una mano". Il "Renzi bis" lancia un Pd "unito e impegnato nel governo", plaude dalla platea Gentiloni.
"La durata della legislatura non dipende da noi ma da governo e lavoro Parlamentare", scandisce il segretario. Sullo sfondo resta la tentazione del voto anticipato dei renziani. Ma il vero cruccio di Renzi, che giovedì lancerà una "cabina di regia" Pd-governo al Nazareno, è non stare fermi nei prossimi mesi. E sfidare M5s. Perciò il leader Pd ipotizza una conferenza programmatica ma fin d'ora insiste sul calo delle tasse, sul lavoro e la sicurezza: "Non scimmiottiamo la destra, sicurezza è di sinistra", dice, rivendicando lo stop al testo sulla legittima difesa.
Nel partito, Renzi affronta il "problema" del calo tra i giovani con l'apertura della direzione ai Millennials, un innesto che manda in tilt il "Cencelli" delle correnti e protrae le trattative sulla composizione del 'parlamentino' Dem per l'intera durata dell'assemblea. E che vede uscire dai giochi calibri come Gianni Cuperlo (tra l'incredulità generale) e Giuseppe Fioroni. Quanto alla sinistra extra Pd, il segretario attacca: "Chi proclama unità, ha picconato l'Ulivo di Prodi". Proprio al centrosinistra unito guarda però Orlando, che con un duro discorso lancia l'opposizione interna: "Il Pd deve prendere il 40% non a tutti i costi. Basta nepotismo e clientelismo". "Non servono superuomini", dice Emiliano, che è più soft e promette "lealtà": "Hasta la victoria, segretario".