Il nodo resta sempre lo stesso: i migranti economici. E il meccanismo pure: tanta solidarietà, ma porti chiusi e risultati "ancora insufficienti". Il confronto Gentiloni-Merkel-Macron, voluto dal premier italiano per tornare a spingere l'Europa a fare passi concreti per affrontare l'emergenza immigrazione, non è riuscito a far arretrare di un millimetro la determinazione del presidente francese a non occuparsi dei migranti economici.
Macron, al termine della mezz'ora di trilaterale sulla nave Palinuro a Trieste, non ha lasciato alcun dubbio. Migranti economici e rifugiati hanno "diritti diversi", ha ribadito, "non cederò allo spirito di confusione imperante". Una durezza compensata solo in parte dal mea culpa sulla Francia che "non ha fatto fino in fondo la sua parte sui rifugiati", visto che i migranti economici rappresentano l'85% degli arrivi. "La distinzione che fa Macron è legittima - ha commentato Gentiloni -. E' la legge, sono le regole. Anche noi diciamo che i rifugiati e i migranti economici non sono un fenomeno che ha le stesse caratteristiche ma diciamo che non si può ignorare la realtà delle grandi migrazioni". E che l'Italia continuerà a "battersi" perché la politica migratoria "non sia affidata soltanto ad alcuni paesi ma sia condivisa da tutta l'Ue".
Perché è inaccettabile che alcuni temi riguardino tutti i paesi e altri no. Ma quel che il mini-summit ha mostrato plasticamente è stata la distanza di Macron, rispetto agli altri due leader. Il presidente francese si è presentato con mezz'ora di ritardo, facendo aspettare gli altri. E, appena finita la trilaterale, subito dopo le dichiarazioni, ha ribadito con la stessa durezza la sua posizione con alcuni tweet.
Les réfugiés politiques et migrants économiques ne relèvent pas des mêmes droits ou devoirs. Ne cédons pas à la confusion.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) 12 luglio 2017
Al termine del trilaterale le immagini del circuito hanno ripreso Merkel e Gentiloni, che si avvicinavano al podio per le dichiarazioni, solo dopo un po' è arrivato anche Macron. La cancelliera ha ribadito la sua solidarietà all'Italia e assicurato che l'Ue non può essere "solo l'Europa dell'economia ma anche l'Europa che affronta insieme tutte le sfide". Parole, certo, ma che indubbiamente mostrano la volontà di estendere agli altri Stati membri un problema che non può essere solo italiano. Anche se, ancora una volta, si scontrano con la realtà. Che è quella che arriva dal direttore di Frontex che, dopo il vertice di Varsavia su Triton, ha detto di aver sentito "una richiesta italiana" ma di non aver sentito "di Stati membri disponibili" ad aprire i loro porti per gli sbarchi. La strada dunque è ancora lunga, ma Gentiloni ha assicurato che il lavoro dell'Italia per condividere questa emergenza continuerà senza sosta. Trovando anche uno spiraglio: "I tre grandi Paesi fondatori - ha detto Gentiloni - condividono alcuni passaggi fondamentali per il futuro dell'Unione. E' importante il fatto che Italia, Francia e Germania si riuniscano e condividano alcune idee fondamentali su quello che deve essere il processo di rilancio dell'Ue. Sono soddisfatto di ciò - ha assicurato il premier - convinto che anche per quanto riguarda migrazione economica e in particolare gli interventi verso l'Africa, le cose stanno iniziando a cambiare, "anche da parte della Repubblica francese".