Obiettivo Africa sahariana. Presto un contingente di soldati italiani potrebbe partire per il Niger, paese dove passa la rotta che ogni anno conduce decine di migliaia di migranti in Libia e dove i terroristi di Boko Haram picchiano duro. A dare l'annuncio è stato il presidente del consiglio Paolo Gentiloni sul ponte della nave militare Etna, dove insieme al ministro della Difesa Pinotti ha salutato i militari italiani della missione europea Sophia. Gentiloni ha tracciato un bilancio molto positivo dell'impegno italiano nella lotta al "nuovo schiavismo".
I risultati conseguiti sono stati "straordinari" e in parte insperati: la missione europea, diretta dall'ammiraglio italiano Enrico Credendino, ha portato quest'anno al fermo di 130 scafisti e alla distruzione di circa 600 barconi. La novità è che ora l'Italia non vuole limitarsi a pattugliare il Mediterraneo, dare la caccia ai barconi dei trafficanti e addestrare la guardia costiera libica. Ora che l'Isis è stato sconfitto a Mosul e che l'Iraq "sta voltando pagina" , una parte degli uomini di stanza nel territorio iracheno possono essere inviati a sud della Libia. "Noi - ha detto il premier - dobbiamo continuare a lavorare concentrando le nostre attenzioni ed energie in quel mix di minacce provenienti dal traffico di esseri umani e del terrorismo, che è andato consolidandosi in questi anni nel Sahel". Presto il governo chiederà al Parlamento di autorizzare la missione in Niger, che "avrà il compito di consolidare quel Paese, contrastare il traffico degli esseri umani e contrastare il terrorismo".
Il progetto si trova in una fase avanzata. Il capo di stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano, ha spiegato che una ricognizione è già in corso a Niamey, capitale del Niger, per studiare i dettagli. A essere mandati in Niger , ha detto il generale, saranno "alcune centinaia di uomini", non appena ci sarà il voto in Parlamento. "Non sarà - ha assicurato Graziano - una missione 'combat': il nostro contingente avrà il compito di addestrare le forze nigerine e renderle in grado di contrastare efficacemente il traffico di migranti ed il terrorismo". Nel frattempo in Europa la questione migranti continua a provocare strappi e divisioni. Oggi il cancelliere austriaco Kurz, ha nuovamente messo i puntini sulle i riguardo al nodo dell'accoglienza: "Costringere i Paesi ad accogliere i rifugiati non aiuterà l'Europa. Se continuiamo così - ha detto minacciosamente - divideremo l'Unione europea, e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere". Posizioni accolte con una certa freddezza da Bruxelles. Nessuna replica diretta ma una portavoce dell'esecutivo comunitario ha spiegato all'Ansa che la posizione di Juncker sul nuovo governo austriaco non cambia: il governo austriaco sarà giudicato "dai suoi atti".