Tutto bloccato sulle alleanze per la formazione di un nuovo Governo. E' iniziato un fine settimana di riflessione che ha un punto fermo: servirà tempo per avviare una qualche apertura seria tra gli schieramenti. Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono inchiodati sulle loro posizioni e fanno sapere a tutti di non avere paura di tornare alle urne.
E' certamente una mossa tattica ma da non sottovalutare: Sergio Mattarella farà di tutto per dare un Governo all'Italia ma a volte le dinamiche possono finire fuori controllo. Al Quirinale si teme molto l'idea di un Governo di scopo per vivacchiare un altro anno mentre forze politiche litigiose tentano per l'ennesima volta di mettere mano al sistema elettorale. Un voto a ottobre sarebbe rischioso ma potrebbe trasformare il Rosatellum in una sorta di doppio turno forzato, attraverso il quale gli elettori potrebbero imparare a scegliere non il candidato preferito ma il meno peggio per dare una maggioranza. Ipotesi ad oggi lontanissima ma che nuota pericolosa in profondità.
Intanto i Cinque Stelle e il centrodestra sembrano voler staccare nettamente la corsa alle presidenze delle Camere da quella al Governo. Ed è un altro segnale delle difficoltà del quadro politico. Un accordo secco con la Camera all'M5s e il Senato al centrodestra, al di là dei nomi, significherebbe solo che la partita vera è rimandata a dopo. Intanto saremmo già arrivati ad aprile con la presentazione del Def alle porte. E come si sa le ricette economiche degli schieramenti non sono sovrapponibili.
Il convitato di pietra resta il Pd che necessità di tempi lunghi per uscire dallo stato di shock e maturare i veri rapporti di forza tra renziani ed opposizione. Dopo l'uscita aperta di Confindustria, dal mondo cattolico e dalle gerarchie ecclesiastiche arrivano spifferi di una decisa preferenza per un accordo tra Pd e Cinque stelle. Bruciano, in quegli ambienti, le durissime prese di posizione di Salvini contro gli immigrati e i suoi toni secchi contro le ingerenze della Chiesa. Continuano quindi gli aut aut: "un governo senza di noi non si può fare a meno che (e sarebbe un clamoroso insulto alla democrazia) non decidano di fare un governo con tutti contro di noi", ha tuonato Di Maio preoccupandosi poi di far sapere al Colle che si affidano alle sagge mani di Mattarella