Laureato in Economia nel 1961, specializzato al Mit di Boston, entrato nell'ufficio studi della Banca d'Italia, direttore generale di Confindustria e tra i fondatori dell'università romana dell'associazione degli imprenditori Luiss, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, di Impregilo, di Gemina, degli Aeroporti di Roma e, prima degli scandali, del Consorzio Venezia Nuova (la società che si occupa della costruzione del MOSE). Paolo Savona, approdato alla guida del ministero degli Affari Europei dopo lo stop sul ministero dell'Economia, sembra un perfetto uomo della Prima Repubblica che ha attraversato di gran carriera la Seconda e ricoprirà ora un ruolo chiave in quella che Luigi Di Maio vorrebbe come la Terza. Il suo principale incarico politico è stato quello rivestito tra il 1993 e il 1994 come ministro dell'Industria, del commercio e dell'artigianato durante il governo tecnico di Carlo Azeglio Ciampi, anche se tra 2005 e 2006 Savona è stato anche capo del Dipartimento per le Politiche Comunitarie della presidenza del Consiglio dei ministri e coordinatore del Comitato Tecnico per la Strategia di Lisbona durante il governo Berlusconi. I dubbi sul suo profilo sono stati legati alle tesi sull'Europa, decisamente anti-tedesche e contrarie ai parametri di Maastricht nella convinzione che l'euro non possa sopravvivere a lungo. "Non esiste un'Europa, ma una Germania circondata da pavidi", affermava circa un anno fa intervistato da Libero.