Con le dimissioni di Maurizio Martina da segretario il Pd imbocca la strada verso il congresso e la sfida delle primarie. L'obiettivo é celebrare le assise prima delle elezioni europee di fine maggio e nei prossimi giorni verrà convocata l'assemblea nazionale dem. I candidati alla leadership dovranno scendere in campo: a contrapporsi a Nicola Zingaretti potrebbe essere tra i big Marco Minniti, che non ha ancora sciolto la riserva e sul quale punta in partenza buona parte dell'area renziana. Lo stesso Martina sta valutando se ricandidarsi, cosa che non ha mai escluso. Zingaretti chiede "un nuovo gruppo dirigente, dopo 10 anni di sconfitte", ribadendo di essere stato l'unico a vincere il 4 marzo scorso, rieletto governatore del Lazio. "E' finito il tabù delle alleanze", sottolinea, ricordando quanto il dialogo sia stato cruciale per la sua riconferma. Ma Zingaretti avverte: "Il fallimento di questo governo provocherebbe una delusione tale nel popolo che la cosa più giusta sarebbe ridare la parola ai cittadini per misurarsi su proposte di governo diverse e casomai alternative. Guai a immaginare governi parlamentari, per motivi anche nobili, ma ci sono alcuni passaggi nella storia in cui devono decidere le persone con il voto popolare".
Minniti intanto vuole coniugare la difesa "delle riforme fatte, senza abiure" con "la ricostruzione di un rapporto autentico con la società". Niente distinzioni tra Lega e M5S, "condividono un disegno autoritario", dice. E niente subalternità, sottinteso al M5S. Il suo sponsor principale Matteo Renzi non parla di congresso, insiste sui comitati civici lanciati alla Leopolda e si schiera per il 'sì' al referendum sull'Atac, l'azienda pubblica di trasporti romana, per mettere a bando il servizio. I renziani si vedranno a Salsomaggiore (Parma) per un seminario aperto il 9 e 10 novembre.
Martina riflette sulla candidatura, puntando sul sostegno che sente crescere dai territori: per molti potrebbe garantire l'unità del Pd. La prossima settimana vedrà a Londra i vertici del partito laburista inglese. Sullo sfondo per il Pd le europee, a cui pensa Carlo Calenda. L'ex ministro, iscritto ai dem dopo il voto di marzo, non si candiderà a sindaco di Roma e continua a proporre un grande fronte repubblicano: tutti uniti e compatti contro il grande fronte sovranista. Una grande e larga lista del Pd per difendere l'Europa è invece l'idea di Zingaretti. "Ritengo assolto il mandato affidatomi dall'Assemblea nazionale il 7 luglio scorso - ha scritto intanto Martina in una lettera all'Ufficio di presidenza del Pd - quando, eleggendomi, indicava per la mia Segreteria una serie di obiettivi utili alla ripartenza del PD dopo la sconfitta elettorale di marzo". Sarà ora il presidente Matteo Orfini a convocare l'assemblea, "nei prossimi giorni - ha detto -, e le primarie credo realisticamente si terranno a febbraio". Il renziano Andrea Marcucci ipotizza come date dell'assemblea 11 o 17 novembre.