Non c'è né "silenzio né pace" sui social media per Silvia Costanza Romano. Non basta l'appello dei genitori della volontaria sequestrata in Kenya ai media tradizionali a fermare la comunicazione alternativa e da due giorni Facebook e Twitter sono inondati di insulti e offese contro la giovane milanese. Un odio cieco e ottuso che troppo spesso si scaglia in modo inspiegabile contro le vittime, per lo più donne, di violenze e soprusi. Un odio cieco e brutale che i social media servono su un piatto d'argento. Nascosto dall'anonimato, con una tastiera sottomano, c'è chi nelle ore angoscianti successive al rapimento è arrivato ad augurarsi che "quei selvaggi le insegnino le buone maniere sessuali". Un commento aberrante. Silvia in Africa "s'è andata a cercare" il sequestro come la ragazza che indossa una minigonna di notte si va a cercare lo stupro. Una 23enne laureata che decide di lasciare il suo paese per aiutare gli abitanti di un piccolo villaggio in Kenya è "un'oca giuliva" perché, in fondo, poteva "far volontariato alla mensa della Caritas" dietro casa. Internauti indignati e preoccupati non per la sorte della cooperante ma per chi pagherà i soldi di un eventuale riscatto. "Lo Stato non deve pagare per una scriteriata in cerca di emozioni forti", è il commento frutto di una retorica pressappochista e misogina che in passato hanno subito anche Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie rapite in Siria nel 2014. E, in era pre-social, le 'due Simone', Pari e Torretta, sequestrate in Iraq nel 2004. Non esistevano ancora gli 'haters' professionisti eppure le due cooperanti di 'Un ponte per' furono sommerse da una valanga di critiche per la loro scelta di far volontariato in un paese così difficile. Oggi, a distanza di 14 anni, qualcuno ancora le cita come "quelle due sciagurate che andarono in Iraq".
Nel dibattito sull'odio 'sociale' contro Silvia Romano è intervenuto anche l'ex presidente del Senato, Piero Grasso, che ha definito i commenti "scandalosi" e ha chiesto di "non dare più spazio né visibilità all'odio, al rancore, all'ignoranza, a chi vomita veleno su una giovane ragazza che ha scelto di dedicare un pezzo della sua vita agli altri". Mentre ha sollevato un vespaio il 'Caffè' di Massimo Gramellini dedicato alla vicenda nel quale l'editorialista del Corriere della Sera da una parte prova a capire chi ritiene che la "scelta avventata" della volontaria "rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto" dall'altra difende "l'energia pura, ingenua e un po' folle" di una ragazza "entusiasta e sognatrice" che vuole "cambiare il mondo". Poche ma dense righe che hanno diviso il web diventando trend topic su Twitter e scatenando la macchina del 'meta-fango'. Chi, superficialmente, si è fermato alla prima parte dell'articolo ha criticato aspramente Gramellini e lo ha invitato a scusarsi con la famiglia Romano. Ma c'è anche chi, pur avendo letto la rubrica fino in fondo come chiesto dallo stesso Gramellini sul suo account Twitter, gli ha rimproverato "toni misogini e paternalistici".(ANSA).