A tre anni dalla sua approvazione la legge sulle unioni civili rimane una pietra fondante per l'acquisizione dei diritti da parte della Comunità Lgbti, anche se il percorso di equiparazione in Italia a giudizio dei diretti interessati da allora si è interrotto. Per gli "addetti ai lavori" sono circa 10 mila le coppie che fino ad oggi hanno usufruito della cosiddetta "legge Cirinnà" che il 5 giugno compie tre anni. Si tratta di una stima poiché gli ultimi dati ufficiali elaborati e diffusi dal ministero degli Interni sono aggiornati al dicembre 2017. "Dall'approvazione della legge il clima per la Comunità Lgbti è completamente cambiato - dice la senatrice del Pd Monica Cirinnà - Con questo Governo oscurantista e di destra è aumentata l'omofobia e in un anno neanche i 5S hanno aperto bocca sui diritti Lgbti". Per la Cirinnà di questi tempi "il motto deve essere 'resistere per esistere'. Per questo lancia "un appello a tutti, compresi agli eterosessuali, di combattere per i diritti di tutti, di esserci, di combattere e resistere. Un modo per farlo sono i Pride: sabato prossimo parteciperò a quello di Roma, poi andrò a quello di Milano ed infine a Pisa". Per il segretario generale Arcigay Gabriele Piazzoni, la legge sulle unioni civili è "senza dubbio uno degli eventi più impattanti nella vita delle persone Lgbti". Questo perché, evidenzia Piazzoni, "il riconoscimento pubblico delle coppie di gay e lesbiche ha significato l'uscita dall'invisibilità di queste famiglie, fino a tre anni fa del tutto ignorate dal nostro ordinamento e perciò anche da tutte le articolazioni dello Stato e della società: dalla scuola ai luoghi di lavoro, dai servizi alle attività commerciali. Oggi la nostra esistenza, che rivendichiamo da sempre a gran voce, è un fatto incontrovertibile, che nessun vento reazionario può cancellare". Ma in quella che il segretario dell'Arcigay è "una importantissima rivoluzione" ci sono anche "le zone d'ombra" cioè tutto ciò che ancora manca. "Nell'ultimo miglio dell' approvazione della legge - ricorda - fu stralciata la parte sulla stepchild adoption, che avrebbe permesso il riconoscimento dei figli e delle figlie delle coppie same-sex.
Da allora quelle famiglie sono costrette in molti casi, dove non incontrano la disponibilità di sindaci illuminati, a intraprendere iter giudiziari che sono la manifestazione concreta di una discriminazione". E su questo versante, sostiene Piazzoni, "non solo nulla è migliorato ma registriamo i tentativi ostinati dei rappresentanti di questo governo, in primis il Ministro alla famiglia, di infierire su questa discriminazione". Come nulla si muove sul versante delle adozioni che "nel nostro Paese sono precluse a single e coppie same-sex" e Piazzoni evidenza che l'istituto delle unioni civili è "di fatto un provvedimento che esclude le coppie di gay e lesbiche dall'accesso al matrimonio. In molti altri Paesi, grazie anche a governi conservatori, questa differenza è stata da tempo superata. Occorre tenere bene a mente che le unioni civili, nel cammino dell'affermazione dei diritti e delle piena uguaglianza, rappresentano una tappa, un punto di passaggio. Il vero traguardo è il matrimonio egualitario, che resta l'obiettivo delle nostre battaglie". Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride e presidente del Circolo Mario Mieli, è convinto che la legge sulle Unioni Civili sia stato "un fatto importante dopo 70 anni di silenzio, ma piccolo rispetto alle nostre richieste: l'accesso al matrimonio, il riconoscimento dei figli dalla nascita, l'adozione sia per i single, sia per le coppie omosessuali e non solo eterosessuale, una legge contro omotransfobia". Anche Secci lamenta "un clima davvero pesante e omofobico. Non ci possiamo concedere il lusso di spegnere le candeline ma dobbiamo continuare a lottare e i Pride - avverte - sono l'occasione per farlo in modo visibile".