Un governo "per il Paese", per tutto il Paese. Giuseppe Conte si prepara a voltare pagina. E a presentare al Parlamento il suo nuovo governo. Con un'impronta quasi di pacificazione, dopo la stagione delle contrapposizioni e dei toni urlati. Al suo fianco avrà da un lato Luigi Di Maio e un Movimento 5 stelle che non vuole rinnegare quanto fatto negli ultimi quattordici mesi, dall'altro Dario Franceschini in rappresentanza di un Pd che chiede di "cambiare tutto". La sfida sarà farli collaborare "lealmente" come non è riuscito a M5s e Lega. Nella consapevolezza che fuori, pronti a infiammare le piazze, ci saranno Matteo Salvini e Giorgia Meloni, a invocare le elezioni e protestare contro una maggioranza "usurpatrice". Poco più di un anno fa Conte, debuttante assoluto sulla scena politica, si presentava come l'avvocato del popolo, rivendicava il populismo. Al "bis", nel discorso con cui chiederà la fiducia alla Camera (e martedì al Senato) rilancerà quello che vorrebbe suo tratto distintivo: la spinta a un "nuovo umanesimo".
Insieme all'ambizione di parlare all'intero Paese, a partire da misure attese "da tutti" e "senza contrapposizioni che i cittadini non capirebbero". In cima all'agenda ci saranno la imminente manovra economica e il tema dei migranti: un rapporto più forte, di dialogo "critico", con l'Europa, induce a un cauto ottimismo sulla possibilità di ottenere risultati più tangibili. Per il resto, come preannunciato ai capi delegazione di M5s, Pd e Leu, il premier dovrebbe sviluppare i ventinove punti del programma di governo, primo canovaccio dell'azione dell'esecutivo. Non ci sarà molto tempo per il rodaggio, questa volta. I primi cento giorni giallorossi dovrebbero avere la legge di bilancio al centro, protagonista assoluta. La visita di mercoledì di Conte a Bruxelles darà il via ufficiale alle trattative per ottenere margini di manovra e provare a trasformare una legge di bilancio difficilissima nella chance di dare un primo segnale nel senso di una crescita più equa. Ma in Ue Conte spingerà anche sul fronte immigrazione, nella speranza di avere un sostegno sempre più concreto e registrare passi avanti utili pure a spuntare le armi alla propaganda salviniana. Ambiente, diritti, riforme e le modifiche ai decreti sicurezza: sono tra i temi più attesi.
Sono inoltre destinate a essere soppesate le singole parole su conflitto d'interessi e autonomia. E ancora: aiuti alle fasce deboli, ai terremotati e ai disabili, pensioni di garanzia per i giovani, parità di genere nelle retribuzioni, edilizia residenziale pubblica, lotta alle mafie. Si attende di capire se il presidente del Consiglio citerà le misure di bandiera dell'ultima manovra, quota 100 (scade tra due anni) e reddito di cittadinanza (si può migliorare nei dettagli, secondo M5s). Da Ravenna Nicola Zingaretti, che è sul palco con il commissario Ue Paolo Gentiloni e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, rivendica al Pd di portare in dote un canale di dialogo con l'Europa. Al premier - che considera M5s - e a Di Maio chiede "lealtà". Promette ai militanti Pd che ora cambierà "tutto". Ma su questo non sembrano molto d'accordo i Cinque stelle: in un post sul blog sbandierano la propria squadra di governo e si dicono "pronti a riprendere da dove, per colpa di qualcuno, l'azione di governo si era interrotta".
In settimana Di Maio ha già convocato i ministri M5s alla Farnesina, chiedendo loro di portare le rispettive priorità. Quasi un governo nel governo. "Non cadete nelle provocazioni", dice ai suoi parlamentari, con riferimento alle prime uscite dei ministri Pd su giustizia, infrastrutture e pure la xylella, che irritano gli alleati. Il capo M5s sembra intenzionato a far valere il ruolo di leader del partito di maggioranza relativa. E non sembra disposto ad abiure, né a "dimenticare" i capi di accusa che da anni muove al Pd. Nicola Morra lo dice chiaro e tondo: "M5s-Pd è un ossimoro, hanno venduto da tempo l'anima al diavolo ma li salveremo, ci ringrazino".