BOLOGNA, 17 MAG - Come sono le cozze che arrivano sulle nostre tavole? E quanto mercurio c'è nel pesce di grossa taglia? A rispondere a queste domande due inchieste condotte da Altroconsumo e anticipata ad ANSA nei giorni del Festival dell'associazione a Ferrara. Dai risultati risulta che pulizia e igiene dei mitili acquistati in pescherie, mercati, iper e supermercati nelle cinque città italiane campione (Milano, Ferrara, Roma, Napoli e Bari) lasciano un bel po' a desiderare: tante le cozze commercializzate con parassiti e fango (mentre la legge prescrive che la loro vendita avvenga senza questi corpi estranei) e criticità anche per quanto riguarda l'integrità del guscio. Circa un campione su due aveva infatti una percentuale di gusci rotti superiore all'8%. Idem, quelli non più vivi: quattro campioni hanno ottenuto una valutazione pessima a causa di una mortalità delle cozze superiore al 10%. Qualche criticità anche per quanto riguarda la parte commestibile: se fortunatamente quasi tutti i campioni ottengono valutazioni ottime per quanto riguarda la ricerca di microrganismi in grado di provocare malattie (salmonella, listeria ecc.), non è così per quel che concerne gli indicatori di igiene (clostridi, enterobatteriacee ed escherichia coli. Quest'ultima, in particolare contamina poco meno di un quarto dei campioni). Per quanto riguarda il mercurio nei pesci grossi, i risultati sono peggiori dell'attesa: tracce di questo metallo sono state infatti trovate in tutti i campioni portati in laboratorio, e, in molti casi, in una quantità che sul lungo periodo può provocare danni alla salute soprattutto di bambini e donne in gravidanza. Su 46 tranci di pesce (spada, tonno, smeriglio, verdesca, palombo) esaminati, otto sono risultati fuori legge, a causa di un contenuto di mercurio superiore a 1 mg/kg; ben dodici sono risultati a norma, ma con una quantità di mercurio tale da renderli sconsigliabili a donne incinte e bambini. Tra i consigli dell'associazione, scegliere pesci di piccola taglia e non carnivori visto che il mercurio tende ad accumularsi nei predatori che si nutrono di altri pesci.
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