(di Paola Mentuccia)
ROMA - Ha portato da pochi giorni nelle sale "La Corrispondenza", nuovo film incentrato sul progressivo smaterializzarsi delle comunicazioni interpersonali. Giuseppe Tornatore, regista italiano vincitore del premio Oscar con "Nuovo Cinema Paradiso", è stato l'ospite d'onore del secondo appuntamento della rassegna "Il Gioco serio dell'arte", la cui decima edizione è intitolata "Migranti".
"Migranti sono i pensieri che si connettono ad altri pensieri, migranti, oggi come non mai, sono le nostre identità", ha spiegato Massimiliano Finazzer Flory, ideatore del ciclo di incontri realizzato da Il Gioco del Lotto-Lottomatica. Un'iniziativa che ha voluto portare a tema, ancora una volta, la parola come momento artistico del vivere: non a caso, la location della rassegna è tornata ad essere Palazzo Barberini, che risplende nella sua bellezza dopo i recenti lavori di restauro realizzati anche grazie a Il Gioco del Lotto. Durante un dialogo aperto con Finazzer Flory, Tornatore ha parlato anzitutto di cinema. Ha stupito il pubblico quando, citando Akira Kurosawa, ha detto di non averne ancora capito l'essenza: "Ho l'opportunità di avere a che fare con qualcosa di ineffabile, dalle possibilità infinite - ha spiegato - questa è la grandezza del Cinema". Il regista è passato così a raccontare le riflessioni che hanno ispirato la sua ultima opera cinematografica. "Ero incuriosito - ha detto - da come la tecnologia non abbia fatto altro che consentirci di allargare la nostra vita: noi oggi possiamo fare quello che prima non potevamo fare nella stessa unità di tempo. Tutto questo è straordinario ma ci ha promesso anche l'illusione di poterla allungare". "Ho deciso così di prendere in considerazione una storia d'amore basata sulla distanza - ha proseguito - che a un certo punto si cristallizza, diventa definitiva. E questo vuoto viene colmato dalla tecnologia". Un cambiamento continuo dello scenario, la curiosità che viene stimolata in ogni momento: sono questi gli aspetti che Giuseppe Tornatore ama del suo lavoro. "Mi ha portato in contatto con mondi che senza i miei film non avrei avuto modo di conoscere", ha detto. Durante l'incontro, il regista di Bagheria si è confrontato con Finazzer Flory su opere pittoriche di Gabriel Metsu, di Bernard d'Agesci, per poi tornare a parlare del suo film, della colonna sonora scritta da Ennio Morricone di pari passo con le riprese, mescolando le varie declinazioni dell'arte. Ma guai ad esprimere una visione del cinema come frutto della sola ispirazione: "Il Cinema è carpenteria, è falegnameria, - ha detto Giuseppe Tornatore - è lavoro e attraverso il lavoro può venir fuori qualcosa di autentico. Non sempre succede - ha aggiunto - ma quando accade è una cosa meravigliosa".
Il prossimo appuntamento con Il Gioco Serio dell'Arte è il 15 febbraio, l'ospite sarà Gigi Proietti.
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