MILANO - Era il 1989 quando un giovane software engineer, Eugene Kaspersky, scoprì che il suo computer era stato attaccato dal noto virus Cascade e creò un software in grado di neutralizzarlo. La storia di Kaspersky Lab nasce pochi anni dopo, nel 1997, grazie a quell'episodio: l'azienda, che oggi celebra i suoi 20 anni, è diventata una delle principali società di sicurezza informatica e ha fatto della lotta al crimine informatico la sua "mission". "In occasione del 20/o anniversario di Kaspersky Lab abbiamo organizzato un evento per ripercorrere le tappe della sua storia e guardare al futuro delle cyberminacce" ha commentato Alessandra Venneri, head of corporate communications Italy e South East Europe. "Si tratta di un bel traguardo per un'azienda che si occupa di sicurezza informatica; in questi 20 anni sono successe tante cose e non possiamo ricordarle tutte. Abbiamo comunque cercato di ricapitolare gli eventi più importanti della storia di Kaspersky Lab che oggi è diventata leader internazionale nella cyberecurity".
Rispetto a 20 anni fa "è cambiato tutto - fa il punto Morten Lehn, general manager di Kaspersky Lab per l'Italia, a margine della presentazione a Milano - le minacce sono diverse, il volume è in continua crescita, le aree su cui lavoriamo sono di più: non solo pc, smartphone, tablet, il mondo del Iot (Internet of Things) e dei device connessi, ma si aggiunge anche la parte industriale, delle aziende e delle linee di produzione". Nel tentativo di stare un passo più avanti rispetto alle minacce e ai criminali servono da un lato ricerca e competenze e dall'altro consapevolezza da parte degli utenti finali. Ecco perché Kaspersky Lab ha dato vita - oltre ai suoi prodotti - al progetto "visionario" e multimediale "Earth 2050", che raccoglie le previsioni sugli sviluppi sociali e tecnologici che avverranno nei prossimi 30 anni e che mira a rivelare e anticipare come cambierà il panorama delle minacce informatiche del futuro. Per quanto riguarda gli utenti, gran parte dell'impegno di Kaspersky è proprio nella consulenza e nell'attività formativa: si parte dalle basi, insegnate alla piccola azienda o all'utente singolo per evitare di cadere nelle trappole (banalmente cliccare su link sbagliati), per arrivare a corsi più specifici per le banche, ad esempio. "Se si riesce a formare sia l'utente finale che le aziende, a quel punto togli l'ottanta per cento dei problemi - ha spiegato Lehn - per noi la loro formazione è fondamentale: c'è tanto da fare perché non c'è abbastanza consapevolezza, bisogna alzare il livello di conoscenza", ha concluso.
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